Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Ennio Ceccarini uomini della banda tedesca Baader-Meinhof, guerriglieri « provisionals » dell'IRA, giapponesi del Renko Sekigun (Esercito rosso unificato), la setta fanatica che ha fornito gli assassini di Lod, « tupamaros » di tutte le nazionalità latino-americane, pantere nere e membri del Black liberation army, uomini dell'Esercito turco di liberazione (l'organizzazione che ha rapito e ucciso il diplomatico israeliano David Elsrom). L'ambiente per l'addestramento è ideale assai più dei vari « covi» nazionali di questi uomini del terrore: mezzi militari ed economici, vasti spazi, nessuna polizia alle spalle. Ma si può per questo affermare che esiste una centrale del rivoluzionarismo arn1ato, un cervello o un brain trust del crimine terroristico? Anche se, cinque anni fa, a Cuba si tenne una conferenza per la progettazione della rivoluzione e della guerriglia da esportare, anche se incontri e contatti si tengono clandestinamente in varie città europee e tra i membri delle diverse organizzazioni e anche se l'episodio di Lod ha confermato che il «prestito» di uomini da un'organizzazione all'altra è orn1ai dato di fatto, l'ipotesi della Spectre non tiene. I fanatici della cospirazione violenta (come ha scritto giustamente Alberto Ronchey su « La S_tampa » dell'l 1 giugno) sono incapaci di usare una logica aggregatrice e complessa tipica della politica, e della politica che diviene organizzazione. Essi appartengono alla sottopolitica ed alla sotto-organizzazione. Una velleità ideologico-organizzativa è certo alla base della loro milizia, ma lo spunto della loro azione è schizoide, cioè saltuario, individualistico, fuori di ogni regola pensata con l'occhio ad un concreto disegno futuro. Resta l'ipotesi della « follia solitaria », della nevrosi che esplode nella violenza individuale vendicatrice delle frustrazioni, del comportamento anormale che elegge a motivo della propria liberazione un oggetto da distruggere. Un fenomeno antico, certamente, n1a insufficiente a spiegare il terrorismo degli anni settanta. C'è innanzitutto una quantità di violenza che fa anch'essa differenza qualitativa. Una scorsa alle cronache di questi primi mesi del '72 lo conferma. Dall'l 1 al 24 maggio nella Germania federale si sono registrati sei attentati gravissimi, con numerosi morti e feriti. Nel 1971, gli attentati nella stessa RFT sono stati circa 500 contro i 48 del 1969. In Italia la scalata della violenza ha indici quantitativi più bassi, ma episodi non meno tragici: dalle macchine al tritolo che uccidono i carabinieri di Gorizia al « traliccio » di Feltrinelli e all'omicidio del commissario Calabresi. La guerriglia urbana dei 18

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