Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Massin1alis1no, trasform.ismo, rifonnismo la riforma sia concepita, nel suo processo, come lotta che tende a radicalizzare i conflitti; essa esige, una volta strappata e decisa, un largo consenso, una collaborazione efficace dei più capaci; collaborazione che non si ottiene col terrore, se non per brevi periodi, né con la minaccia. Ecco perché poco atti alla riforma, malgrado tutte le loro doti di disciplina, sono i comunisti, e anche - direi soprattutto - i massimalisti del P.S.I.; e perché i primi non stanno in una coalizione di riformisti, e i secondi vi stanno a disagio. Non perché siano comunisti (questo riguarda se n1ai la riserva della politica estera) né perché siano del P.S.I. Ma perché quel continuo tessere l'elogio di lotte in parte notevole inventate, in parte recepite da altri, in parte fomentate con il sottinteso che non metterranno capo mai a un risultato soddisfacente (per il P .C.I., ove questo partito non prenda il potere, e per il P.S.I., neppure in questo caso) nega alla radice ogni possibilità riformista. Ciò che non vuol dire che, nei particolari, non vi siano in molti militanti di queste formazioni vere vocazioni riformiste. È nota l'opera trasformista-riformista di molte amministrazioni comuniste padane. La buona legge sui passaporti che possediamo è il frutto di un negoziato condotto da un parlamentare demartiniano che pure non è avaro di pretese massimalistiche nella sua ordinaria attività. Ma come volete che le vocazioni riformiste si destino se, non appena una resistenza riformista al massimalismo di principio si pronuncia, tutti i 1ninori e minimi si affrettano a rinnegarla a parole, riaffermando il proprio integrale modello di riforn1a totale (per lo più antiquato)? Tutte queste esigenze rifonniste solevano anche esprimersi nel principio, largamente accettato, che vi sono « priorità » nell'opera di riforma. Ma restare fedeli alle « priorità » una volta stabilite è risultato pressoché sovrumano. Perché? In verità, non intendiamo qui riaprire una disputa tra piani• frcazione « elastica » e autoritaria (non c'è architetto che non modifichi nel corso dei lavori i suoi piani; ma non affiderei rnolto volentieri la costruzione di un modesto tetto a un pianificatore « elastico » ). Conta piuttosto considerare attentamente in quale clima si realizzino le riforme. ·Quando i piani della nostra generazione riformista furono concepiti, a parte la fiducia forse eccessiva nei « modelli » permanenti, essi avevano comunque dietro a sé una carica ideale, una pienezza 15

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