Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

L'Europa dell'etilene All'interno, la ripartizione del mercato deriva, per molti motivi, dall'integrazione verti'Cale degli impianti a ciclo integrale, nel senso che i produttori di derivati, normalmente, sono gli stessi produttori della chimica di base. Dal che la contrapposizione, piuttosto che la cooperazione, che divide i n1aggiori gruppi chimici italiani. Inoltre, va tenuto presente che, nella seconda metà degli anni Sessanta, il capitale straniero uscì quasi completamente dalla chimica di base; e poiché quello nazionale era impegnato in un grosso sforzo finanziario, dipendente dal crescente dimensionamento conseguente all'integrazione verticale dei centri petrolchimici, ebbe facile sbocco nella chimica fine e nella parachimica, settori attualmente molto condizionati dalla consistente presenza di operatori stranieri. Evidentemente, la perifericità geografica, rispetto al centro vitale dell'industria europea, è un fattore di non indifferente peso nella qualificazione del tipo di sviluppo seguito in Italia dal settore chimico; così come la configurazione di grande area di raffinazione del greggio che ha assunto la penisola, ha favorito una consistente integrazione petrolchimica, prima ancora che si affermasse un più stretto vincolo tra la chimica di base e la chimica fine. Né alla logica di tale struttura industriale può essere estraneo il peso che hanno il gap tecnologico e manageriale, insieme all'arretratezza della ricerca, fondamentale e finalizzata, in un settore produttivo in cui avanzate esperienze tecniche, possesso di brevetti e di know-how sono fattori determinanti. Per questi fattori difficilmente, negli anni Sessanta e ancora oggi, l'Italia poteva e può competere con gli inglesi della ICI e della BP o con i suoi stessi partners dell'area comunitaria. Nei confronti dell'Europa dell'etilene, l'Italia chimica non è solo la regione più periferica, ma è anche la regione più debole: più debole in 14 apporto alla qualificazione della s trattura produttiva e allo stato di considerevole dipendenza dall'estero in cui versano i settori tecnologicamente avanzati della chin1ica fine; ma ancora più debole per i difficili rapporti ·che contrappongono i tre maggiori gruppi industriali del settore (Montedison, ANIC, SIR) in una lotta senza esclusione di colpi per la conquista, più che di quote produttive, di fette della grande torta degli incentivi che la nuova legislazione per il Mezzogiorno promette. Per i tecnici dell'Ufficio del Progra·mma, l'europeizzazione della no-. stra industria chimica si realizza, essenzialmente, con due operazioni: razionalizzazione del dimensionamento e della localizzazione degli impianti; creazione di aree chimiche interconne_sse a mezzo di etilenodotti. Ricetta, questa, certamente saggia, ma di non facile dosaggio, e di ancor 157

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