L'Europa dell'etilene pone come segmento di congiunzione tra produttori, produttori-utilizzatori e semplici utilizzatori, deteflminando, attraverso una funzione di attrezzatura primaria, gli stessi confini e le direttrici di espansione territoriale delle aree chimiche interconnesse. Aree che, pur se di più modesta estensione rispetto alla regione chimica principale dell'Europa centrale-occidentale, vanno espandendosi sia in Francia che nel Regno Unito intorno al comune concetto di interconnessione degli impianti attraverso pipeline. Il recente accordo per la pianificazione temporale degli investimenti ne11e produzioni chimiche di base, che ha interessato gli operatori britannici della ICI, della Shell, della BP, ne è una consistente prova, nella misura in cui va considerato quale concreta premessa per l'adozione di un più ampio programma d'investimenti comuni nella rete canalizzata di trasporto dell'etilene. D'altra parte, la dilatazione del polo chimico francese di Berre-Lavera, ad occidente di Marsiglia, verso Nord-Est, a Saint Auban, dove sorgono gli impianti della Péchiney Saint Gobain, va realizzandosi intorno ad una grande condotta per il trasporto dell'etilene, la cui prevista estensione sino a Grenoble assicurerà la saldatura con il siste1na canalizzato della regione lionese. Orbene, proprio nella Francia meridionale l'area petrolchimica di Berre-Lavera rappresenta i,l maggior polo chin1ico del Mediterraneo intorno al quale si riuniscono numerosi produttori con capitali internazionali investiti sia in impianti per lavorazioni primarie che per la parachimica e la chimica fine. Questa logica operativa, ormai consolidata in Germania, Belgio e Olanda, e, come si è detto, in fase di consistente affermazione sia in Francia che nel Regno Unito, non sembra trovare in Italia eguale fortuna. Certamente, le situazioni di mercato molto diverse, la perifericità nei confronti del centro vitale dell'industria europea e la particolare configurazione della struttura produttiva delle aziende di raffinazione del greggio sono motivi di obbiettiva differenziazione che rendono il nostro paese abbastanza estraneo al concetto di sviluppo e alla logica evolutiva della petrolchimica europea. Nei confronti dei mercati mondiali la posizione dell'Italia è di autosufficienza produttiva nelle lavorazioni di base e di consistente dipendenza dall'estero nelle produzioni specializzate della chimica fine e della parachimica, mentre il saldo limitatan1ente attivo della bilancia commerciale è da imputarsi alla vendita di derivati della chimica di base, di tipo, ormai, tradizionale 12 • 12 Grazie alla ricerca, nel 1954, Giulio Natta scoprì il polipropilene col quale ottenne il Nobel, e la Montedison conquistò un apprezzabile mercato estero che ancora oggi detiene. 155
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