Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

l\1.assimalismo, trasformismo, rifonnismo giorno, alla scarsa valutazione dell'aspetto positivo, anche grondante di lacrime e sangue, dell'esodo rurale e al non averne fatto il dato di partenza per un nuovo ordine meridionale, ecc. Posso ben far adesso queste critiche, perché, dettate come sono dal senno del poi, esse stesse sono il sintomo di una tendenza al « riformismo massimalista», di nobile origine azionista del resto, nell'autore stesso di quest'autocritica. Le conseguenze del massimalismo, riformista o no, sono ben note: angoscia e reazione nella massa dei cittadini, così da accentuare· quei pericoli che non si chiamano « di destra » in senso conservatore (che è, se mai, la reazione agli errori del riformismo normale) ma di destra in senso eversivo e da noi di neofascis1no. Ma accanto e prima di questa conseguenza ce n'è un'altra più immediata, chiaramente visibile, che si chiama trasformismo. Quando il riformismo cessa di essere una operazione graduale, cosciente, sofferta; quando si crede che una maggior giustizia sia raggiungibile senza sacrificio - o che è lo stesso, con sacrificio degli altri - la riforma rimane inattuata nei suoi fini di giustizia e sviluppo di libertà, anche se ha avuto sanzione legislativa. I suoi frutti restano 1 in mano delle categorie intermedie, che hanno nelle mani i rubinetti della spesa pubblica: gli impiegati e dirigenti degli enti pubblici, le categorie « parassitarie », quei dirigenti sindacali con cui è stato spartito, senza precisi obblighi, il potere; la cospicua massa dei nuovi ceti medi, ancora ineducati al lavoro creativo, ma abbeverati di ogni sorta di promesse. Non serve dire che, poiché questa volta il massimalismo non è che secondariamente fenomeno di classe, e specie della classe operaia, non ci sarà reazione fascista. La reazione al trasformismo, che può anche avere una ragione morale, sarà comunque eversiva; e in assenza di un dignitoso ideale rivoluzionario in cui sperare (dopo il mezzo secolo russo e il venticinquennio europeo-orientale e cinese), s'indirizzerà all'eversione nelJ 'oscurità. Si peccherebbe però dello stesso massimalismo se si confondesse la necessaria satira, che qui ho composta, dei tempi nostri, con una apocalittica rinuncia alla stessa premessa riformistica. _Se si deve gettar via, al più presto, l'açqua del bagno massimalista (un « al più presto » che comporta un difficile processo politico, e per cominciare la penitenza delle « vacche magre » da affrontare con coraggio) non bisogna al tempo stesso gettar via il bambino riformista. La cornice delle riforme volute dal centro sinistra, e di 13

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==