Italo Talia l'Italia settentrionale, le filande, ·mentre gli stabilimenti di tessitura erano localizzati in fortissima prevalenza nella Lombardia. Infatti il 26,8% dei fusi a filare si trovava, nel 1950, in Pien1onte,. il 51,% in Lombardia, il 12,6% nel Veneto e il 3,1 % in Liguria. Nell'Italia centrale c'era appena i] 12,5% ed in quella meridionale ed insulare il 3,1 Cy6, All'incirca la medesima distribuzione avevano i fusi a ritorcere. Invece per i telai troviamo che alla stessa epoca il 72,3% si trovava in Lombardia, il 16,3%> in Piemonte, il 5,5% nel Veneto e 1'1,3% in Liguria. Nell'Italia centrale c'era soltanto 1'1,3% e in quella meridionale il 3,3% » 5 • Tale crescita e sviluppo dell'industria cotoniera è legata ai nomi di quelle stesse aziende che oggi sono in crisi e che in alcuni casi addirittura o hanno già chiuso o sono state riconvertite. Nomi prestigiosi come la Cucirini Cantoni ed il Cotonificio Cantoni, legati alla prestigiosa figura di Eugenio Cantoni che è forse la più rappresentativa dell'« età dell'oro» del cotonificio italiano; e quindi il Cotonificio Olcese e Valle Ticino, le Manifatture Tosi e il Cotonificio Fossati. Passando a considerare il ramo della lavorazione della lana, questo, sempre al censimento industriale del 1951, era come consistenza di addetti al di sotto della metà di quello cotoniero, circa 125 mila addetti. « Come macchinario a quell'epoca risulta che fossero installati 767 mila fusi per la filatura a pettine e 868 mila fusi per la filatura cardata, con 22 mila telai meccanici ». L'industria laniera presentava, inoltre, una « concentrazione maggiore di quella dell'industria cotoniera, essendo i tre maggiori centri lanieri, il Biellese, il Vicentino e il Pratese. Dietro questa sommaria indicazione si possono leggere i nomi dei Rivetti, degli Zegna, dei Sella, e quelli dei Marzotto e delle Lane Rossi». Accanto alle grandi aziende, però, prosperavano anche piccole e medie imprese. Nel 1951, infatti, erano state censite« 811 aziende, 18 delle quali soltanto avevano più di mille dipendenti, e perciò assorbivano il 40% del totale dei dipendenti di tutta l'industria. Il maggior numero di aziende con oltre 1000 dipendenti si riscontrava in Piemonte, che ha 12 aziende di questo tipo; ma la più alta concentrazione di personale si trovava nel Veneto, con 4 aziende con 21 mila dipendenti. Caratteristica, invece, dell'industria pratese era quella della dispersione in piccole aziende dai 16 ai 50 dipendenti » 6 • È con l'inizio degli anni 50 che termina il processo di espansione dei due più grossi rami dell'industria tessile nazionale. Quanto al terzo ramo, quello dell'industria della seta, come vedremo in seguito, già da molto s SILVIO PozzANI, L'ec01wmia italiana situazioni e problemi, .Edizioni di Comunità, Milano 1961. 6 SILVIO POZZANI, op. cit. 142
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