Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

L'Acquario fra i 1narosi statali CGIL) governato dal Segretario della Federazione Statali CGIL di Napoli, un comunista ortodosso della scuola di Di Vittorio, ascoltato e temuto a tutti i livelli. In realtà alla Stazione non si muove foglia che il sindacato non voglia. Come non osservare, quindi, a questo proposito, che un tale tipo di lotta « contro i padroni » non ha senso in un centro di ricerca? Un uomo di cultura che dipende da una istanza sindacale non è più libero. D'altro canto i ricercatori della Stazione non hanno ancora voluto sfruttare il boonz dell'ecologia e dell'inquinamento del mare, sollevando ad esempio il sovraccarico Laboratorio di Igiene e Profilassi del Comune di Napoli per le ricerche sulla tossicologia marina, che sarebbe stata una grossa occasione di rilancio, perché l'Acquario come centro di ricerca non può disgiungersi dai problemi della società. La loro attività è rimasta scienza pura, o di base, di tipo biochimico-fisiologico: l'ecologia è considerata « di serie B ». In effetti l'Acquario ha raggiunto un certo livello perché vi si sono fatti dei grossi lavori nel campo della biochimica; e il gruppo dei biochimici non dà molto credito al gruppo degli ecologi. Cioè, qualcosa per l'ecologia e l'inquinamento l'hanno fatta, ma un po' annoiati, poco convinti. Il fatto è, ovviamente, che l'ecologia ha perso credibilità presso gli scienziati nella misura in cui è divenuta di moda. Nonostante che il Commissario Bacci dichiari che il numero degli ospiti stranieri, lungi dal diminuire, è addirittura aumentato del 15-20 per cento, altri dicono che molti paesi hanno ridotto il numero dei tavoli: il boo1n internazionale dell'Acquario è finito ormai da alcuni anni. A causa delle ristrettezze finanziarie, ora è diventato difficile anche far uscire una barca ed organizzare manifestazioni. L'anno scorso gli onorevoli Compagna e Merli raccolsero il grido di dolore che si levava da più parti e rivolsero un'interrogazione al Ministro della P.I. « per sapere come intenda affrontare il problema di sopravvivenza della Stazione Zoologica di Napoli in attesa di una soluzione definitiva mediante un'apposita legge finanziaria. Gli interroganti fanno presente che la Stazione Zoologica, in conseguenza dell'aumento dei costi del personale e della di1ninuzione dei contributi di enti finanziari italiani e stranieri sui quali poteva contare, si è venuta a trovare in una situazione che non può non essere definita di emergenza e rischia pertanto di dove~ sospendere buona parte della propria attività di ricerca, compron1ettendo non solo una tradizione di grande valore internazionale, ma anche e soprattutto gli auspicati e già programmati sviluppi in estensione ed 1n profondità della sua preziosa attività ». « All'origine c'è la crisi di tutti i centri di ricerca italiani », afferma 129

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