Le Regioni e il Program111a una scelta sul tipo di pianificazione regionale che si vuole realizzare. Naturalmente, i due argomenti sono collegati, perché un tipo di ordinamento regionale efficientistico si accoppia inevitabiln1ente ad una pianificazione regionale dall'alto, con il centro che decide le linee di sviluppo regionale e con le Regioni che sono chian1ate a pianificare nell'ambito degli indirizzi decisi dal centro alcune materie particolari per le quali si riconosce la loro autonomia. Le nostre considerazioni sono riferite a entrambi i documenti citati nella premessa. Nonostante l'impostazione regionale sia comune, il Documento Programmatico Preliminare è spesso più chiaro ed esplicito per gli argomenti che ci interessano di quanto non sia la Bozza di Programma Economico Nazionale. Passando, quindi, all'esame dei documenti, occorre distinguere alcune affermazioni generali sul ruolo delle Regioni nel processo di pianificazione, dai riferimenti più precisi sul loro n1odo di operare. Nelle considerazioni più generali, se1nbra emergere un ruolo delle Regioni che va al di là di quello strettamente efficientistico. Nel Documento Programmatico Preliminare si afferma, infatti, che le tensioni tra decisioni centrali e autonomia regionale sono inevitabili e che i problemi che ne derivano possono risolversi se posti con riferimento ai contenuti della programmazione: « è su questi contenuti - si dice - che l'autonomia regionale potrà sprigionare tutte le sue potenzialità, presumibilmente al di là dei limiti segnati da una interpretazione letterale della norma costituzionale ». Si aggiunge poi che la program1nazione non va distinta in due fasi cronologiche - quella nazionale e quella regionale - ma co1ne strumento di sintesi di un processo continuo, cui le Regioni partecipano fin dall'inizio: « non si può immaginare una artificiosa e astratta distinzione tra settori riservati alla Progran1mazione nazionale e alla Programmazione regionale nel momento della elaborazione del Piano ». Queste considerazioni generali, a nostro avviso, vanno benissimo se servono di premessa a una proposta concreta, in cui si prefiguri il meccanismo di contrattazione (o collaborazione) Stato-Regioni e si chiariscano i rapporti tra pianificazione regionale e pianificazione nazionale. Tutto ciò, invece, nei documenti programmatici manca ed è stato sostituito da una particolare prassi da seguire nella presentazione dei documenti. Nella parte che la Bozza di Programma Economico Nazionale dedica ai « Soggetti e procedure della programmazione » si prevede, infatti, la predisposizione di un documento programmatico preliminare da offrire alla discussione e al confronto con le Regioni, i Sindacati e le Amministrazioni perèhé ne derivi un documento ulteriore 119
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