Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Aldo Garosci tipo nuovo », ma delle riforme di sempre, quelle destinate a dare « case scuole ospedali », e magari ritlni di vita e di lavoro meno sfibranti, che però ovviamente andranno pagati con un rallentamento dei consumi sociali (leggi riforme) e di quelli individuali (leggi salari effettivi); a meno che, e sarebbe beffa orribile non diciamo per dei socialisti ma per chi ama il paese, non si voglia farli pagare ai disoccupati o a chi si muove in cerca di nuove occupazioni. Ricorderemo che il P.S.I. unificato, mentre aveva agli Esteri un suo capo che cercava di guidare, nella fiducia dell'Occidente, verso la distensione, votava ordini del giorno per il riconoscimento del Nord-Vietnam, che avrebbero implicato immediata tensione con l'alleato an1ericano e quindi abbandono di ogni pur tenue speranza di inserirsi nel ravvicinamento tra i due potenti della terra. E ciò r\lla unanimità, affrettatamente, alla fine di logoranti schermaglie per concordare testi di politica interna; nella convinzione, fondata del resto, che quel pezzo di carta non avrebbe mutato di uno iota la politica estera del governo in cui il P.S.I. era in1pegnato, ma avrebbe dato ai proponenti l'alibi necessario per presentarsi in piazza a dirne male in compagnia del P.S.I.U.P. e del P.C.I. Né è il luogo, in una rivista laica, di parlare del massimalismo democristiano, al crocevia di sogni anabattistici, di kennedisn10 e di economia corporativa; ma solo di ricordare che esso infettava non unicamente le sue sinistre, in cui militavano fior di conservatori, ma lo stesso moroteismo, non secondo a nessuno nello svalutare lo Stato, per non dir nulla del populjsmo fanfaniano: salvo a rientrare al momento di presentarsi all'elettore. Naturalmente, non vorrei qui, me1nore delle responsabilità che mi toccano come uomo di partito oltre che come pubblicista, e della facilità con cui taluno può confondere una libera critica con chissà quale manovra interna alle maggioranze, infierire sul massimalismo inerente alla stessa politica di uno degli uomini senza dubbio più geniali della democrazia italiana: Ugo La Malfa. A parte il fatto di aver cercato il rimedio alla prima « perdita di colpi » del centro sinistra non in un ripensamento (e ripensamento più severo) dell'alleanza, ma in un suo allargamento al « dialogo », del tutto inattuale, con Amendola (a cui in ogni caso sarebbe stato da pensare dopo la vittoria, e non nelle difficoltà del centro sinistra), non· è masshnalismo assicurarci del contributo delle Regioni alla pianificazione nazionale, quando né questa esiste, né si è in alcun modo sottoposta a condizione la responsabilità dei piani regionali? O aver preteso di « responsabilizzare » dei sindacati che nulla ave10

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