I nodi delle Regioni ordinario, e già appare snaturato nella sua essenza. Evidentemente questo fenomeno dipende da molti fattori, non soltanto di ordine giuridico ma anche di ordine economico e sociologico, che non potevano essere approfonditi in un convegno essenzialmente non interdisciplinare, anche se i relatori hanno accennato a qualcuno di tali fattori, come, ad esempio, la scarsa propensione dimostrata dalla classe politica delle Regioni a statuto speciale verso le innovazioni di ordine legislativo. A nostro avviso, i pericoli di ordine giuridico - che possono andare dall'illegittimità costituzionale di molti atti statali di indirizzo e di coordinan1ento a quella di molti atti legislativi ed amministrativi delle Regioni -· messi in luce durante il convegno trovano la l'oro prima origine proprio nel fatto che è mancato, o è stato condotto in modo inadeguato, l'approfondimento degli aspetti « funzionali » dei rapporti fra le Regioni e gli altri Enti. Si tratta, in sostanza, di rovesciare il ragionamento che di solito viene fatto, ossia di cercare di adeguare il diritto alle esigenze della realtà e non di pretendere che la realtà si adegui alle esigenze del diritto. Se una determinata impostazione appare illegittima sotto il profilo costituzionale, ma rispondente alle esigenze del momento ed a quelle prevedibili del futuro, e soprattutto non lesiva di quei valori di libertà e di democrazia che sono stati assunti a base del nostro ordinamento, si può anche sciogliere il nodo gordiano modificando o abrogando la norma costituzionale che la rende illegittima. Non è detto che si debbano sacrificare le esigenze della funzionalità sull'altare di precetti giuridici che possono non rispondere più, in tutto o in parte, alle necessità politiche, economiche e sociali di oggi. Questo argomento si collega a quello della « democratizzazione » da realizzare mediante l'istituto regionale, sulla quale pure è stato posto l'accento nel citato convegno. Tale questione è stata particolarmente approfondita in due comunicazioni (Elio Casetta e Alberto Romano), nelle quali è stato posto l'ac~ cento sulle diverse soluzioni date al problema nei vari statuti regionali, soprattutto attraverso l'esame dei vari istituti (iniziativa popolare; iniziativa degli enti locali; referendum consultivo e abrogativo; interrogazione rivolta agli organi regionali da enti locali, sindacati dei lavoratoi;i e organizzazioni di categorie; petizione; e~c.) accolti, in tutto o in parte, in tali statuti. Anche in questo caso, si può formulare_ qualche osservazione aggiuntiva, allo SC(?-podi porre in risalto l'opportunità di impostare anche la soluzione di questo problema su basi « interdisciplinari », proprio per 109
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==