Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Aldo Garosci per prassi; tali sono gli « statuti regionali », di cui tutti incominciano a rendersi conto che tanto varranno quanto varranno, come amministratrici delle competenze a loro trasferite, -le forze politiche locali in confronto di quella nazionale, ma che in ogni caso non toccano per ora, e non hanno toccato in questi anni, la vita dell'uomo comune che si suppone interessato alle riforme. Unica riforma di stile « riformista », anche se contaminata da contraddizioni introdottevi dal compromesso parlamentare per ottenerne l'approvazione e combinatoria di vari criteri e provvedi1nenti, che potevano anche venir introdotti uno alla volta, la rifonna fiscale. Con tutto ciò, mai si è parlato tanto come ora - o piuttosto come sei mesi fa - di riforme. I sindacati, chiamati e ammoniti a partecipare alle riforme con il loro senso di responsabilità, nulla hanno trovato di meglio che indire « per le riforme » grandi scioperi generali ultimativi per il Governo e il Parlamento, pur conoscendo benissimo la complessità del processo riformatore, la sua gradualità, il clima, se non di pace e di tregua sociale, almeno di assenza di timori esagerati che esso comporta. E il n1assimalismo è stato il compagno costante di una coalizione politica che si annunciava riformatrice. Non c'è stato, si può dire, ministro, il quale non abbia accarezzato il sogno di una grande legge di riforma, abbracciante l'intera materia di competenza del suo ministero, e che non abbia cercato di adempiere a questo suo compito e al sogno dei suoi consiglieri con la presentazione di una legge onni_comprensiva, la quale ha finito per essere o per diventare, vuoi un mostro di contraddizioni (come la legge sulla casa, che ha voluto essere di riforma urbanistica - dopo che il criterio di una legge urbanistica generale era stato ingiustificatamente abbandonato, e proprio da un ministro massimalista - e assieme di pratica facilitazione per la costruzione di case popolari, né sembra che abbia posto termine allo stato di crisi edilizia cui pure si proponeva di ovviare), vuoi una legge largamente corporativa nelle sue indicazioni concrete (riforma universitaria, uguale legge per gli incaricati e assistenti; riforma sanitaria, uguale legge per il personale sanitario; miniriforma della procedura penale con la legge sugli avvisi di reato, uguale legge per i diritti dell'avvocato difensore, non certo dell'imputato) accompagnata da larghe e incerte indicazioni di direttive per i futuri riformatori concreti, non molto più impegnative di un articolo di giornale, o di un piano quinquennale giolittiano avente forza di legge. Questo « massimalismo delle riforme » si può raccogliere, come 8

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