Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

La rivoluzione improbabile di Girolamo Cotroneo Nel 1852 Felice Orsini, il futuro attentatore di Napoleone terzo (quindi uno che di terrorismo politico e di rivoluzioni se ne intendeva), così scriveva in una pagina delle sue Memorie politiche: « Una setta, o pochi fuorusciti strettisi in segreta associazione, o in comitato, possono muovere bensì una mano di malcontenti, od anche di giovani bravi ed ardenti, ché in ogni regione ve n'hanno sempre; ma essere cagione di rivoluzione generale, se gli spiriti non sono propizi a ricevere i cambiamenti, no. Le rivoluzioni sono conseguenza di un bisogno universalmente sentito e non soddisfatto dai governi; nascono spesso per casi impensati, come si è veduto a Genova pel trasporto del mortaio nel 17 46, e a Parigi più volte. Ma perché l'occasione dia moto alle passioni, e faccia che il popolo insorga, è mestieri che la rivoluzione morale sia compiuta, la oppressione universalmente sentita, l'odio contro il dispotismo straniero o interno profondo e inveterato nei visceri della società ». Sono passati centoventi anni da quando queste parole sono state pronunziate: ma non una sola di esse mostra la sua età e l'usura del tempo. Ciò che Felice Orsini scriveva nel 1852 si ripropone tale e quale oggi, in un momento in cui la parola « rivoluzione» risuona con una frequenza che mai aveva avuto nel corso della sua breve storia. Il concetto di rivoluzione, infatti, ha un'origine abbastanza recente: sconosciuto al mondo antico e a quello medioevale (gli storici latini usavano il termine seditio, inteso però come « ribellione », che significa tutt'altra cosa: Albert Can1us vedeva in questa la vera essenza dell'uomo; e parafrasando il celebre assioma cartesiano diceva « mi rivolto, dunque sono»), esso nasce soltanto nel mondo moderno. Terminologicamente appare forse per la prima volta nel linguaggio scientifico col significato di « girare attorno » (il mqto di rivoluzione degli astri); e poiché _« girare attorno » significa il completo rivolgimento di un corpo sino a mostrarsi in maniera opposta a quella in cui si presentava prirr;ta, il termine si trasferì agevolmente nel linguaggio politico per indicare il radicale mutamento della struttura di una .società o di uno Stato. Questo trasfe7

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