Giornale a più vocL Purtroppo, però, le difficoltà per lui, dopo quelle notevoli del lungo viaggio di trasferimento, non sono ancora finite. Anzi, si può dire, si è appena agli inizi. Infatti si delinea un'altra immediata difficoltà: quella, veramente grave, del suo inserimento nella nuova comunità in cui si trova a dover vivere. Come sarà accolto? Come si troverà in un ambiente così nuovo e soprattutto così diverso da quello cui era abituato? E poi, quale sarà l'atteggiamento di questa « nuova gente» nei suoi confronti? Cerchiamo di vederlo, e passiamo quindi ad una breve analisi del problema relativo all'inserimento del « terrone» nella comunità d'immigrazione. Ci sembra fondamentale notare che, se le ragioni dell'emigrazion,e sono essenzialmente economiche, esistono però anche aspettative di tipo umano e sociale che l'emigrante nutre al momento di lasciare la sua terra. E così, accanto alle note e gravi difficoltà relative all'inserimento nel lavoro, se ne aggiungono altre, indubbiamente maggiori, relative all'adattamento. Gli emigranti, cioè, si trovano immersi in un mondo totalmente diverso da quello in cui sono nati e vissuti e che, per di più, spesso li discrimina e li rifiuta. Sicché si vedono costretti a dover impiegare notevole energia psichica per superare queste difficoltà, e a sperimentare un mondo in cui, quasi sempre, simboli astrat,ti sostituiscono i fenomeni concreti. Nel mondo sociale in cui viene a trovarsi, l'emigrato meridionale trova nuove prospettive di mobilità, ma viene anche investito di una responsabiilità che gli era totalmente estranea nel mondo sociale stazionario: egli, infatti, si trova ad essere considerato responsabile di ciò che è e della posizione sociale che riesce ad acquisire. E a questi, altri problemi di vario tipo si aggiungono. Si pensi, ad esempio, al particolare rapporto dell'emigrante con i figli, i quali si trovano a loro volta in uno stato continuo di conflitto determinato fra l'alitro dal fatto che i,l loro processo di socializzazione avviene in un ambiente a cui devono adattarsi e che non corrisponde, nei valori, ai sistemi di riferimento ricevuti dalla educazione familiare. Lo stesso dicasi per l'adattamento femminile: qui infatti la penosità e la diversità del ritmo di lavoro affrontato spesso senza preparazione adeguata, l'isolamento, la mancanza quasi assoluta di tutti i rapporti di vicinato così importanti nelle abitudini precedenti delle donne, figurano tra i fattori generalmente invocati per spiegare le difficoltà di tale adattamento femminile e le relative gravi conseguenze. Quindi, da quanto accennato, risulta che, mentre da un lato è doveroso dare atto che nella grande maggioranza dei casi, l'inserimento lavorativo degli irn1Tiigroti nel Nord avviene in modo relativamente rapido e senza dare origjne ad inconvenienti, dall'altro lato non si può purtroppo dire altrettanto per l'integrazione psicologica. Infatti, non è possibile eliminare la parte dramma-. tica e lo shock psicologico che sopraHutto aWinizio della nuova esperienza, una parte notevole di immigrati deve sopportare. L'adattamento alle nuove condizioni è frequentemente, all'inizio, un puro fatto esterno, è un « comportamento » che viene manifestato in funzione della sensibidità dell'immigrato, ma non intimamente condiviso. L'adattamento sociologico, conseguente ad una avvenuta integrazione, è un fatto interiore e personale assai più com87
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