Giornale a più voci sentimenti d'attaccamento e di rispetto che l'abitudine ha fissato nel suo cuore». È più probabile, però, che queste ultime asserzioni intendano puntualizzare - senza conseguenze per il nostro caso - la superiorità dell'« essere sociale » sull' « essere individuale » - opinione verso la quale Durk.heim mostra di propendere - con le relative conclusioni da trarre in campo praticoorganizzativo. Un altro punto che il nostro sociologo non ha sufficientemente approfondito nello scritto di cui ci stiamo occupando, riguarda la distinzione da lui tracciata in maniera così netta tra coscienza collettiva - che, tuttavia, non viene ipotizzata - e coscienza individuale, senza tener conto di un tipo di rapporti intersoggettivi (an1icizia, amore, odio, ecc.) che non può essere dissolto tout court nell'ambito generico dei rapporti sociali. In verità, le « manifestazioni nel campo privato» dei feno1neni sociali - egli scrive - « non sono [ ...] dei fenomeni propriamente sociologici. Tengono contemporaneamente delle due nature; si potrebbero denominare socio-psichiche. Interessano, senza costituire materia imm·ediata della sociologia». Come si vede, Durkheim non ritiene di doversi occupare di siffatto tipo di relazione, mentre proprio l'ana- . lisi dei rapporti intersoggettivi gli avrebbe consentito di caratterizzarli come « intelligibili», a differenza dei fenomeni sociali in senso stretto. Tralasciando di prendere in esame la discutibile concezione della « specie sociale» o del « tipo medio sociale», connessa con la p,roblematica di « salute» e «malattia», a cui Durkheim conferisce una log~ca coerenza all'interno della sua sociologia positivista, osserveremo ancora come la riduzione della credenza· o istituzione sociale ad oggetto - operazione che per un certo verso è da considerare legittima - carichi o complichi l'oggettività stessa di significati umani che non possono non modificarla nella sua struttura. In primo luogo, si può affermare che l'oggetto sociale e l'oggetto naturale possiedono in comune alcuni caratteri, ad esempio la «utilizzazione». Le «istituzioni» - e la storia passata e presente lo insegna - sono suscettibili di essere strumentalizzate allo stesso n1odo degli enti « a portata di mano», s'intende mediante una tecnica d'uso più raffinata. In questo senso, le credenze sociali costitui·scono uno dei meglio funzionanti e insieme dei più pericolosi strumenti del potere umano, segnatamente nella sua espressione politica. Infatti, se, in genere, dobbiamo considerare la strumentalità come preordinata a un fine - quale che esso sia - e tale fine, a sua volta, va incluso nel più vasto dominio dell'etica entro cui acquista una qualificazione positiva o negativa, le credenze sociali nel loro complesso sono o quanto meno condizionano in maniera rilevante l'etica stessa - l'etica dominante in un dato ambiente s.torico~sociale -- e, per conseguenza non possono affe:rimarsi altrimenti che come positive, giustificando così un loro eventuale uso re-. press1-vo. Inoltre, le «istituzioni» non sono mai così compatte come un oggetto fisico, in quanto storicamente più fluttuanti e meno stabili, sia perché sono continuamente. suscettibili di venire assorb~te entro una istituzione estensivamente più ampia o di ridursi in un ambito più limitato - mutando nei 81
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