Manlio di Lalla tuzionale in un quadro tradizionale di rivoluzione passiva. La cultura fascista è stata sempre considerata come marginalità antagonistica. Nessun significato transpolitico esso avrebbe mai avuto, secondo la linea storicistico-gramsciana, neanche come ideologia di · paesi caratterizzati da un certo tipo di struttura industriale in fase di sviluppo. Tutto questo cosa ha comportato nel riferimento al neofascismo italiano del dopoguerra e nella definizione operativa di un antifascismo dinamico a direzione gramsciana? Il problema dell'antifascismo degli anni 70, come compenetrazione tra la linea illuministica e quella marxhegeliana, risente notevolmente della valutazione che la tendenza di matrice gramsciana ha dato al fatto storico del neofascismo. Essendo il neofascismo italiano una semplice e diversa sistemazione strutturale di riserva dei problemi di una società capitalisticoborghese in fase di sviluppo come la nostra, è accaduto che con il termine generico e indifferenziato di fascismo è stato coinvolto buona parte del nostro riformismo, senza un'adeguata ricognizione dei fatti storici che si intendevano valutare e demolire sul terreno operativo. L'etichetta « fascismo » è stata utilizzata indiscriminatamente negli anni scorsi, con una genericità parallela alla risonanza che si intendeva dare a tale parola. E responsabile di questa inflazione è stata proprio la linea dello storicismo marxista che, volendo riproporsi sempre come praxis che si rinnovava di continuo con dei contenuti originali, aveva bisogno -di un neofascismo onnivoro e indifferenziato che si perpetµasse attraverso varie forme. La componente fideistica dell'antifascismo di matrice liberaldemocratica, una componente che ha giocato il suo ruolo importante, come abbiamo in precedenza sottolineato, era un supporto valido di tale linea, irrigidendo anch'essa le prospettive e dilatando oltre misura il fenomeno del fascismo, attribuendo, con un processo spesso meccanico di causa ed effetto, categorie parafasciste ed etichette autoritarie ad aspetti e a momenti di un fenomeno complesso come quello del nostr'o quadro riformatore che di certo non le meritavano. Cosa è accaduto nel prosieguo di tempo? La reale dimensione del neofascismo non è stata mai valutata nella sua giusta importanza. Al contrario, momenti introversi del nostro quadro riformatoré, che magari scontavano lunghe frustrazioni storiche, sono stati presentati tout-court come spinte autoritarie che legittimavano il nostro neofascismo. I rapporti tra neofascismo e processi strutturali, che pure avevano la loro notevole importanza, non sono stati 76
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