Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

Antif ascisnio e postf ascisnio culativi, di un processo storico come l'attuale, impietoso e dissacrante di per se stesso. E l'ondata stessa delle mode culturali, seguite per poi essere subito smentite, è la riprova di queste difficoltà di fronte alle quali si sono venuti a trovare gli intellettuali di matrice liberale, l'antifascismo tutto a direzione democratico-borghese. Ma un dato, comunque, è certo. La coscienza liberale italiana è stata messa a dura prova nella sua vocazione, e non sempre, anzi quasi mai, la sua replica è stata lucida e a lunga portata. In un tale contesto mobile i radical-conservatori hanno acquistato progressivamente un loro ruolo e non sono venuti meno a una loro funzione pedagogica, sia pure di retroguardia. Essi hanno compreso sostanzialmente una cosa: che la nostra democrazia rischiava di risentire di un dogmatismo d'altri tempi se non si rinnovava nel suo modello liberal-illuminista, soprattutto, nella sua problematica del potere. L'esigenza quindi del richiamo a Mosca e a Pareto era per i radical-conservatori un'esigenza prioritaria d'indagine, rinnovato polo pedagogico d'azione. Senonché, tale esigenza di richiamo è stata sentita in forma dogmatica, come vocazione nostalgicamente autoritaria. L'aulico profumo della belle époque, rivissuto peraltro più in chiave elegiaca che sul terreno epico, ha tenuto cattedra. In tutti questi anni, nella polemica dei radicalconservatori, il riportarsi ai maestri del naturalismo politico italiano non ha costituito per nulla lo stimolo per un'analisi attenta delle forze motrici della società italiana; se non altro, di quelle della borghesia italiana, della sua dinamica e del suo contenimento. Se si prescinde da alcune diagnosi acute, anche se parziali, di Giuseppe Maranini, peraltro condotte sul terreno giuridico-formale, la vocazione all'autorità dei nostri radical-conservatori è stata spesso una vocazione acritica, che rispondeva più a certe loro abitudini psicologiche, a una loro nostalgia o, addirittura, a un loro credo estetico, che a un'esigenza di ricognizione precisa. Come .si spiega dunque il parziale successo della polemica culturale dei radical-conservatori, se non altro a livello di opinione pubblica sensibilizzata? Si spiega con una considerazione molto semplice. Il lassismo tradizionale di buona parte della borghesia italiana, un lassismo che abbiamo già sottolineato, con la sua neu-. tralità ideologica ed etica, si è reso ben- presto disponibile per una lezione di restaurazione passiva, che fosse coperta dai panni paludati della precettistica autoritaria. Le strozzature inoltre della società italiana, con gli inevitabili scompensi, quelle strozzature che hanno facilitato una f11:gadella ·coscienza liberale più spregiudicata 71

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