Antifascismo e postfascismo particolari felici e di mordente, difettano talvolta di vastità di disegno globale nella reinterpretazione di un fenomeno, che pure è così complesso. Ancora una volta il moralismo fa velo al distacco della ricerca. Così ci si ferma alla diagnosi del primo Salvatorelli oppure a quella successiva di Gaetano Salvemini, si rimane cioè legati alla ricerca felice di certi nodi strutturali del primo fascismo preindustriale ed industriale, mentre sfuggono i disegni della nuova forma di fascismo postindustriale o dell'equivalente autoritarismo tecnologico, caratteristica delle società europee più evolute di questi anni. Lo schema di valutazione, tranne moduli secondari, deve essere quello solito, con una certa logica del fascismo ipotizzabile in un certo modo e non in un altro. Ragion per cui, partendo da siffatte premesse di metodo, spesso si perdono i legami complessi tra le nuove spinte autoritarie e la varietà dei processi strutturali. Non solo. Il nesso neofascismo-cultura della restaurazione non viene acquisito nel suo dinamismo. E, francamente, ci si fa una certa idea della cultura di destra che non sempre risponde alla realtà oppure la si valuta, dall'esterno, con semplificazioni talvolta lucide, in altri casi, apodittiche. In tal modo, il fronte dell'antifascismo si presenta, nelle intenzioni, come un'alternativa rigida, che non· sempre sa analizzare i ritmi e le cadenze delle varie tendenze autoritarie, con cons~guenze non sempre felici, come sottolineeremo nel prosieguo dell'argomento. È sintomatico che, su tale terreno, si parli sempre di Resistenza tradita o di Resistenza incompiuta. È la stessa rigidità della concezione dell'antifascismo, intesa come unità mistica e costituente, che la sottintende. Ed al tema della Resistenza tradita spesso si torna con varietà di accenti, per lo più malinconici, per sottolineare una condizione permanente d'inquietudine. La rottura dello spirito della Resistenza è puntualizzata sia sul terreno culturale che su quello politico. E la consapevolezza di un'inadeguatezza culturale di certi assunti dell'antifascismo è più sentita e più tagliente della denuncia dell'inadeguatezza politica. Cosa sono certi accenti tormentati di uno studioso come Norberto Bobbio che alla consapevolezza critica dell'antifascismo sul terreno culturale ha consacrato le energie migliori, se non la convinzione che un certo itinerario culturale,. che ha coinvolto più gene·- razioni, ha subito una serie di pause, se non di sconfitte, per discontinuità di intimo vigore dialettico? Con Bobbio, la parabola dell'antifascismo romantico trova, direi, una delle sue migliori e più conseguenti espressioni, anche se problematiche e, talvolta, contrad61
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