Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

Manlio di Lalla è in atto, negli ultimi tempi, il tentativo di delineare una spregiudicata forma di postfascismo, quello dell'on. Almirante, un tentativo confortato da parziale consenso politico, :che dimentichi formalmente le tradizionali antitesi storiche del dibattito degli ultimi cinquant'anni, pur essendo legato per abitudini, per attitudini psicologiche, per consuetudini culturali, per prassi al polo del fascismo. La posizione dell'on. Almirante, la spregiudicatezza della sua collocazione politica, il taglio disinvolto che il leader missino vuol dare a certi temi di fondamentale importanza sollecitano la discussione di due problemi. Il primo e fondamentale problema è quello di verificare fino a che punto il nostro antifascismo, in termini di modernità, cioè di postfascismo, è in grado di dare scacco 1natto al pretenzioso tentativo postfascista almirantiano. Dal momento che la sfida della destra è quella postfascista, la direzione consapevole dell'antifascismo critico non può non essere anch'essa che quella postfascista, una direzione in grado cioè di liberarsi non solo dei momenti secondari dell'antifascismo liturgico o nostalgico o dogmatico, ma di ridimensionare nella sua giusta collocazione il postfascismo almirantiano e la sua pretesa di un discorso alternativo di egemonia. Il secondo argomento che scaturisce dall'ipotesi di Almirante è quello di stabilire se il tentativo di egemonia alternativa della nuova destra sia in grado di storicizzare il fascismo dal punto di vista etico-politico, istituzionale, tecnocratico, adeguando parte del suo nucleo ideologico alle nuove necessità storiche. Ed in tale disegno, indubbiamente ricco di pretese e difficile nella trama, bisogna tener conto delle nuove mediazioni che la strategia di Almirante sia in grado di sollecitare, favorendo il dialogo con quella forma di afascismo tecnocratico o di blando antifascismo tradizionalista che sembrano costituire uno dei poli d'attrazione di parte della borghesia moderata italiana. Poiché, in altri termini, il discorso postfascista della destra italiana è un discorso che ha le pretese della sistemazione critica in abbozzo dal punto di vista speculativo, mediante componenti del vecchio fascismo storico, momenti vecchi e nuovi della pruderie nazionalistica della borghesia italiana, risvolti di un aulico liberalismo legittimista, il tutto in un contesto che potrebbe favorire l'autoritarismo tecnocratico, si tratta di verificare cosa· l'antifascismo sia in grado di opporre a tale discorso. Al disegno cioè di egemonia neofascista la coscienza antifascista è in grado di opporre una rinnovata ed articolata egemonia? Alle complicità che in chiave èulturale potrebbe polarizzare il partito di 58

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