Francesco Compagna sto non significa, appunto, che una politica di soccorso al Nord potrebbe prendere il posto della politica di sviluppo del Sud, se le richieste per la prima dovessero prevalere sulle aspirazioni: alla seconda? Del resto, il dr. Cefis ha parlato di « punti critici»: dove ci sarebbero stabilimenti della Montedison da chiudere, altri stabilimenti si dovrebbero aprire, grazie all'intervento pubblico. I « punti critici» sono prevalentemente disseminati nei distretti tradizionali dell'industrializzazione italiana e quindi gli stabilimenti che si dovrebbero aprire in corrispondenza di questi « punti critici » non potrebbero più essere aperti nei distretti di nuova industrializzazione, di potenziale industrializzazione, del Sud. E tuttavia, indipendentemente dalla distribuzione territoriale degli stabilin1enti di cui la Montedison vuole e deve alleggerirsi, quanti e quali sono i « punti critici » nel Mezzogiorno? E non. sono forse questi più critici di quelli? Non è forse più grave, assai più grave, la situazione sociale, la misura della disoccupazione e della sottoccupazione, là dove, come nell'area metropolitana di Napoli, hanno già chiuso o ri~ schiano di chiudere parecchi stabilimenti, o non si è mai aperto un solo stabilùnento, come in certi pur popolosi centri della Calabria o della Basilicata? Non è forse qui l'esigenza di aprire nuove fabbriche e creare nuovi posti di lavoro assai più pressante di quanto non lo sia là dove si chiuderebbe uno stabilimento della Montedison, ma dopotutto la misura della disoccupazione e della sottoccupazione non sarebbe mai più paragonabile a quella di .Battipaglia o a quella di Reggio Calabria, tanto per fare due nomi classici delle cronache meridionali degli ultimi anni, o a quella di Pozzuoli o di Torre Annunziata, dove pure di stabilimenti se ne sono chiusi o ridimensionati tantì senza che nessun Cefis chiedesse « industrie sostitutive » e senza che un Donat Cattin. provvedesse a far varare una legge come quella tessile, che soccorre Biella mentre una legge per le industrie delle paste alimentari non soccorre Torre Annunziata, già capitale dell'« arte bianca» come Biella lo era della lana? Comunque sia, ci si deve domandare in sede di programmazione se i problemi sociali che la razionalizzazione della Montedison comporta sono prioritari rispetto ai problerni sociali che deriverebbero dal dirottamento di investimenti possibili da eventuali localizzazioni meridionali a localizzazioni settentrionali, nei « punti critici » della Mon.tedison. Ma la questione merita di essere approfondita soprattutto quando si passa dal piano per la chimica di base al piano per la chimica manifatturiera. Non vorrei che si dovesse configurare, per il futuro dell'industria chimica, un modello che è tradizionale fattore di inferiorità economica per il Mezzogiorno: dotato di un'industria chimica di base, ma non delle in48
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