Cronache meridionaliste affronta preventivamente, o quanto meno contestualmente, il problema dei posti di lavoro per i disoccupati e sottoccupati del Sud. Anche io, avendo presenti queste considerazioni generali, non posso sottovalutare talune preoccupazioni meridionalistiche non dissimili da quelle che ha cercato di far valere Novacco e derivanti non solo dai problemi che il dr. Cefis ha sollevato e dalle soluzioni che per questi problemi ha suggerito, rna anche dalla distribuzione territoriale degli interventi della GEPI e dalla concentrazione in zone tradizionali di industrializzazione degli interventi consentiti dalla legge tessile (cui non ha corrisposto, per esempio, una legge analoga per la crisi dell'industria conserviera· o per la crisi della cosiddetta « arte bianca»). Per quanto riguarda più specificamente la Montedison, ritengo che le soluzioni suggerite dai suoi dirigenti devono essere precisate, meditate, verificate anche e soprattutto dal punto di vista della loro coerenza o incoerenza rispetto all'impegno di misurare tutte le decisioni relative alla progra1nmazione dello sviluppo economico e civile nel nostro paese sul metro della loro incidenza positiva o negativa ai fini dell'esigenza di correggere la frattura tra Nord e Sud. Questo vale specialmente a proposito della richiesta del dr. Cefis che sia predisposto un intervento pubblico a sostegno della ristrutturazione cui la Montedison deve far fronte; e in particolare a proposito della richiesta che siano predisposti « investimenti sostitutivi » in grado di riassorbire la manodopera che resterebbe disoccupata in conseguenza della chiusura degli stabilimenti della Montesidon che si vogliono e magari si devono chiudere . perché procurano perdite per quasi 80 1niliardi all'anno. Poiché tali sta~ bilimenti sono ubicati prevalenternente al Nord, se ne deduce che il dr. Cefis chiede un intervento dello Stato (che potrebbe anche comportare un ribaltamento della priorità meridionalista nella « contrattazione programmata ») per creare « industrie sostituitive » nelle stesse zone dove sono gli stabilinienti che la Montedison ritiene di dover chiudere. L'« Espresso» ha parlato più precisamente di un memorandum con il quale la Mon.tedison chiederebbe « di trasferire alla GEPI » tutti gli stabilinzenti che si vorrebbero chiudere («o di ricevere dalla GEPI il denaro necessario a mantenerli in funzione, il che è ld stesso, anzi peggio »); e chiederebbe, altresì, una legge speciale grazie alla quale il cosiddetto « gruppo integrato » dovrebbe essere equiparato ad un settore. industriale strutturalmente in crisi, « estendendo agli stabilimenti localizzati al Nord benefici analoghi a quelli previsti per gli investimenti n.el Mezzogiorno». Non solo: ci sarebbe anche,. sempre secondo «l'Espresso », la richiesta di « assegnare alla Montedison Fibre 50 dei 200 miliardi stanziati dalla legge tessile per la .riconversione del settore ». Tutto que47
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