Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

Francesco Compagna loro investimenti, hanno infatti manifestato una disponibilità meridionalista, per così dire, che negli anni del « rniracolo » non erano riuscite a 1nanifes tare. Senonché, nel momento in cui si manifestava questa disponibilità degli industriali e dei « managers » ad impegnarsi per il Mezzogiorno, e nel Mezzogiorno, si manifestavano anche i primi sintomi della crisi economica, come una crisi della produzione e come crisi degli in.vestimenti. Tali sintomi si sono poi aggravati e quindi investimenti che erano stati preannunciati « a pacchetti », non sono stati realizzati e non si sa quando potranno esserlo; altri programn1i di investimento sono stati rallentati e altri, che dovevano essere concordati, sono rimasti in attesa di tempi più maturi per le decisioni. Così l'industrializazzione del Mezzogiorno si è fermata e rischia di regredire: perché la crisi della produzione negli stabilimenti del Nord comporta la crisi degli investimenti per creare nuovi stabilimenti nel Sud. Può capitare ora che l'attenzione dedicata al Mezzogiorno dopo il 1968, e che per la crisi economica non ha potuto tradursi negli attesi risultati di nuovi investimenti e di nuova occupazione, sia ora distolta dal Mezzogiorno perché richiamata tutta dall'esigenza di curare nel Nord le conseguenze sempre più gravi di una situazione nella quale ci sono stabilimenti che chiudono anche a Milano e a Torino. Abbiamo notato, per esen1pio, quanto scarso risalto abbiano avuto nei commenti politici le conclusioni cui è giunta la commissione per la politica di sviluppo del Mezzogiorno, che Giolitti aveva formato presso il ministero del Bilancio. Così come abbiamo notato che si moltiplicano _nel Nord gli interventi pubblici di soccorso e che altri se ne sollecitano: qual'è, per esempio, la geografia degli investirnnti della GEPI? Qual è la geografia dei « punti di crisi » della Montedison per i quali il dr. Cefis chiede interventi pubblici in forma di industrie sostitutive? Qual è la geografia degli interventi cui ha dato luogo e sta dando luogo la legge tessile? E anche a proposito della diagnosi del governatore della Banca d'Italia, mi pare che Sylos Labini abbia ragione: d'accordo su questa diagnosi di Carli e su « diversi suoi suggerin1enti », ma con la riserva che quando le « considerazioni finali » della relazione illustrano « i 111.utamentinelle strutture economiche negli anni sessanta » e impostano « la discussione della politica economica», il Mezzogiorno « compare in via del tutto marginale». Non solo: le « considerazioni » che si riferiscono alle imprese a partecipazione statale prescindono dell'esigenza di assegnare a queste imprese una funzione di spinta ai fini dell'industrializzazione del Mezzogiorno, se addirittura non se111.branosuggerire un dirottamento dell'impegno di queste imprese dagli interventi meridionalistici di cui parla Sylos Labini ( « nei 42

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