Cronache n1eridionaliste perdute per creare nel Mezzogiorno episodi significativi di industrializzazione che avrebbero potuto dare luogo ad altri episodi, complementari; così sono state incentivate le migrazioni dal Sud al Nord e nel Nord è saltato l'equilibrio fra insediamenti industriali e insediamenti residenziali: così la questione meridionale è stata esportata vis'tosamente e dolorosamente nelle grandi aree n1etropolitane dell'Italia Nord-occidentale e l'industrializzazione - che pure ha progredito nel Mezzogiorno fra il 1961 ed il 1968 più di quanto non avesse progredito fra il 1950 ed il 1960 (segno che la preindustrializzazione non era fallita) - non ha dato luogo ai risultati più soddisfacenti cui avrebbe potuto dar luogo se le occasioni di cui dicevamo non fossero state sciupate. Ha ragione quindi Paolo Sylos Labini quando scrive ( « Il malessere dell'economia, «Aut», numero 12, 7-13 giugno '72) che « non sono soltanto le famose economie esterne e interne, ma anche i legami e le forze d'inerzia che spingono i 'managers' dell'industria ad es1 pandere gli impianti nelle zone già industrializzate e, spesso, congestionate ». Del resto, è comprensibile che la forza d'inerzia - di cui ha parlato Toschi nella sua Geografia economica; di cui, ne L'Europa delle Regioni, ho cercato di valutare l'incidenza, in tern1ini di consolidati rapporti interaziendali e di tradizionali vincoli anibientali, anche di natura psicologica, nel quadro provinciale e regionale, se non addirittura paesano; di cui si è visto che ha reso riluttanti gli imprenditori francesi nei confronti dei sollecitati decentramenti verso l'Ovest, quando si tratta di « franchir la Lo-ire », e gli imprenditori inglesi nei confronti dell' affermata esigenza di localizzare i nuovi in.vestimenti nelle aree di industrializzazione invecchiata (~ano del 1963 i rilievi a questo proposito di George Chetwynd, allora responsabile del « 1-.lorth-East Development Council ») - abbia in parte neutralizzato gli incentivi predisposti per sollecitare gli industriali a scendere nel Sud. Di qui anche le occasioni perdute negli anni del « miracolo ». Ma una contrattazione programmata avviata fin da allora avrebbe forse consentito di coglierle, malgrado la forza d'inerzia. Tanto è vero che dopo il 1968, una volta avviata la contrattazione programmata, e soprattutto quando si sono potute constatare nell'autunno del 1969 le conseguenze negative della « ripetizione» di localizzazioni tradizionali ( le conseguenze negative della scelta di Rivalta Torinese, per esempio), è venuta meno nei grandi gruppi industriali la riluttanza a scendere nel Sud, a localizzare nel Sud i nuovi stabilimenti, a· dare la prevalenza nei programmi di investimento alle localizzazioni meridionali: la FIAT e la Pirelli, contrattando con il CIPE i 41
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