Tullio d'Aponte ziari per circa 2000 miliardi, derivanti dalla ristrutturazione del gruppo Montedison, per evitare che con la sospensione delle attività in quei « punti critici » che Cefis ha indicato nella sua relazione si accresca una tensione sociale già pericolosamente aspra in un momento politico in cui H maggior rischio dell'esperimento neocentrista è proprio quello di urtare contro una violenta reazione promossa dai partiti che maggiormente possono agire sulle masse lavoratrici. D'altra parte, il risanamento della Montedison interessa oltre seimila dipendenti, distribuiti in una ventina di stabilimenti, per lo più dell'Italia Settentrionale e Centrale. Pertanto, in definitiva, quelli di Cefis sono « punti critici » delle regioni più forti e, nello stesso tempo, non sempre sono « punti critici » dell'industria chimica, perché l'operazione di riconversione coinvolge per ben due terzi impianti dell'industria meccanica ed ottica, stabilimenti del settore delle apparecchia ture elettriche ed elettroniche ed alcune miniere (pirite, bauxite, mercurio). In un momento di sfavorevole congiuntura economica e di tanto difficile equilibrio politico, nessuno ha interesse a veder crescere i livelli della disoccupazione, già pericolosan1ente alti; nello stesso tempo, proprio le difficoltà dell'economia nazionale e, quindi, del bilancio dello Stato, rendono problematica una qualsiasi operazione di drenaggio di capitali nelle dimensioni di quelli occorrenti a risanare la più grande società industriale del paese. Né si può immagignare che il fondo di dotazione della GEPI possa essere ulteriormente accresciuto senza che si crei una contro-struttura industriale, sovvenzionata, ancora più dannosa, a lungo termine, di quanto non sarebbe la stessa chiusura definitiva di quegli stabilimenti che per motivi sociali si vorrebbero salvare, o « sostituire ». E, infine, non si dimentichi come lo stesso Eni, per essere messo in grado di partecipare all'operazione Montedison nel settore delle fibre e in quello farmaceutico, dovrebbe poter disporre di un notevole au-- mento del fondo di dotazione istituzionale, che già il presidente Girotti caldeggia presso il Ministro delle Partecipazioni Statali. In una visione realistica dei problemi che affliggono la nostra economia c'è poco da sperare in un rigido controllo da parte del governo, e tanto meno in un'influenza determinante dell'Ufficio del Programma ai fini delle scelte che sono in rapporto alle richieste della Montedison: proprio perché il rischio di una perdurante e aggravata instabilità coinvolge, come sempre, uomini e programmi, asservendoli all'jmperativo di ritrovare un minimo di stabilità poli30
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