Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

L'industriachimica fra due Piani di Tullio d' Aponte A leggere il Programma di promozione dell'industria chimica primaria si ha modo di rilevare come questo documento, elaborato dall'Ispe, rappresenti uno strumento di attuazione della « programmazione contrattata » nel settore della chimica di base. Nello stesso tempo, l'impostazione meridionalista del piano per la chimica di base è avallata da rigorose considerazioni tecnico-economiche e costituisce un'importante premessa per un indirizzo egualmente meridionalista di quel « piano per la chimica fine » che gli Uffici del Programma vanno maturando. Senonché, prima ancora che questo secondo documento prenda forma concreta, già si cominciano a delineare non poche preoccupazioni che la salda tura tra i due progetti risulti difficile proprio per quanto riguarda le scelte delle localizzazioni; e cioè, proprio per quanto riguarda quelle scelte di politica territoriale dalle quali ci si augura una decisiva spinta al superamento degli squilibri e dualismi che contrappongono le regioni più forti del paese a quelle più deboli. Con il primo piano chimico, l'Ispe non si limita a teorizzare le linee di sviluppo della chimica di base, ma, partendo da considerazioni sull'antieconomicità di certi ricorrenti sottodimensionamenti degli impianti per la produzione dell'etilene, definisce i livelli produttivi minimo ed ottimale degli steam-crackers (impianti che producono l'etilene) e fissa i criteri di localizzazione degli stabilimenti in funzione delle esigenze sia dei produttori che degli utilizzatori di etilene. E poiché a monte dell'etilene vi è la nafta, e a valle l'industria manifatturiera, particolarmente suggestiva risulta la logica delle « aree chimiche interconnesse » proposte dal piano. In sostanza, si tratta di questo: come i terminali marittimi del traffico petrolifero e l'industria di raffinazione del greggio costituiscono la materia prima dei centri di cracking, così l'etilene, prodotta in qu~- gli stabilimenti, potrebbe alimentare una miriade di utilizzatori e, di conseguenza, favorire lo sviluppo di una stretta integrazione tra chimica di base e chimica fine. Consiçlerato, infine, che il fermo di uno stea1n-cracker potrebbe provocare l'arresto delle attività produttive a valle, l'area chimica. ipotizzata dal piano avrebbe dovuto 25

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