I n1eridionali nelle scuole del Nord bligo di fare il possibile per correggere sùbito le conseguenze, pur se non è in suo potere l'eliminare già ora le cause. In parte uguale e in parte diverso il discorso al livello delle scuole secondarie superiori. Al momento dell'inserimento dello studente meridionale negli istituti del Nord, più grave può manifestarsi il dislivello « tecnico » per il fatto stesso che il passaggio dall'uno all'altro ambiente scolastico si verifica più tardi, quando i condizionamenti hanno già influito per un maggior numero di anni. D'altra parte (ed è questa una constatazione di cui non v'è certo da rallegrarsi, come di un segno di squilibrio insieme sociale e scolastico del nostro paese), nell'attuale momento storico i figli del sottoproletariato e del proletariato « generico » (braccianti, manovali, operai non specializzati) difficilmente vanno oltre la scuola dell'obbligo; e, se procedono, s'indirizzano in prevalenza verso gl'istituti professionali nei quali, oggi, le carenze di metodo e di contenuto sembrano pesar meno ai fini dell'inserimento. Abbiamo già detto, come, viceversa, l'inserimento degli studenti che escono da famiglie culturalizzate non costituisca un « problema civico » per l'appoggio che essi ricevono dall'ambiente di provenienza, e quindi per la migliore adattabilità scolastica o, all'occorrenza, per la maggior possibilità di trovare aiuti e rimedi in caso di difficoltà: queste considerazioni valgono altrettanto, e più, al livello dei licei e degli istituti tecnici. Tuttavia, da un lato, la scuola deve proporsi di rimuovere gli ostacoli che impediscono ai « capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi » ( con1e dice la Costituzione), sia di proseguire gli studi dopo la scuola dell'obbligo, sia di scegliere liberamente l'indirizzo scolastico nella fascia dell'istruzione secondaria di secondo grado, in rapporto alle proprie attitudini. Dall'altro lato, occorre prepararsi al prolungamento dell'obbligo scolastico almeno sino ai 16 anni - sulla scia di quanto hanno fatto paesi che ci hanno preceduto sul cammino della civiltà industriale - e alla congiunta introduzione di un biennio più o meno unitario per la fascia dei 14-16 anni. Se non vogliamo che la frequenza scolastica sino al 16° anno si risolva, per i ragazzi socialmente meno avvantaggiati, in un fatto prevalentemente « formale » - come purtroppo accade ancora, in qualche misura, nella fascia ottonnale dell'obbligo - occorre sin d'ora curare il male nella radice. E la radice è la scuola dell'infanzia: elementare e, prima ancora, materna. In non pochi casi il cercar di raddrizzare una. compromessa situazione scolastica durante il corso della scuola media (per non 23
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==