Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

I meridionali nelle scuole del Nord segnanti, di metodi, di libri, di compagni. In termini semplici, i ragazzi di famiglie culturalizzate si inseriscono meglio e con minore difficoltà. Questi casi non rappresentano un problema « civico » perché i singoli interessati hanno i mezzi - o li hanno i loro genitori - per superare le traversìe dello sradicamento. Il problema civico - civico nel senso che solo la comunità può aiutare il singolo a risolvere il suo problema particolare - nasce con i figli dell'immigrato «generico» che viene al Nord perché il compaesano gli ha scritto che al Nord c'è lavoro, o perché ve l'ha indotto l'incettatore di manodopera che agisce al Sud per incarico di gente del No.rd, o semplicemente perché sospinto dalla speranza di liberarsi dalla disoccupazione e sottoccupazione come già hanno fatto suoi parenti e conoscenti, il cui esempio costituisce forse lo stimolo più efficace al grande salto nel buio. Appunto, l'immigrato che giunge al Nord con l'ultima « ondata» è di solito un manovale generico, che ha le braccia e la volontà di lavorare come unico capitale. La moglie, non appena ha raggiunto il marito nella nuova residenza, se non è sfiancata dalle troppe maternità, se non ha troppi bambini piccoli cui badare, se non aspetta un figlio, se non è personalmente inadatta, cerca anch'essa, subito, un lavoro: in fabbrica, se possibile, oppure nelle attività terziarie meno ambìte dai settentrionali e dai settentrionalizzati (pulizie di stabili, lavori domestici a ore, ecc.). I figli restano affidati a qualche vecchia parente, se c'è, o a qualche vecchia vicina di casa, non di rado a pagamento (la mancanza quasi totale di asili-nido e la scarsità di scuole materne, è una delle carenze più gravi della società italiana d'oggi). I più grandicelli sono affidati alla strada; e quando la scuola è aperta, otto mesi e mezzo all'anno, sono mandati alla scuola. Ma non sempre. L'evasione scolastica è forte tra i figli degli immigrati, specialmente tra coloro che dovrebbero frequentare la scuola media. Quando la famiglia è numerosa e la madre è fuori per lavoro, non di rado è il fratello (o la sorella) più grande, ma non ancora in età di lavoro, che sta in casa a badare all'ultimo nato e a preparare il pranzo ai fratellini in età scolare. Un'altra aliquota di ragazzi tra i dieci e i quindici anni non frequenta perché avviata precocemente al lavoro (come apprendisti, fattorini, garzoni, bambinaie ecc.). Il problema del lavoro minorile fuori legge affiora di tanto in tanto sui giornali del Nord, ma di solito con scarsa convinzione. Si è coscienti che l'impedire il lavoro dei minori di quindici anni senza disporre di efficaci forme 17

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