Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

Lettere al Direttore gnasso ricostruisce l'azione politica di Facta dall'inizio del suo secondo ministero al 28 ottobre 1922. Sia Cognasso che Bertoldi mostrano di ignorare il mio saggio (La marcia su Roma - Mito e realtà), di cui è prossima una nuova edizione presso l'Editore Rizzali, e dedicato in gran parte alla condotta politica del secondo ministero Facta; tuttavia essi si avvalgono di taluni documenti e di talune notizie, che soltanto colà potevano attingere, perché rimasti inediti o comunque sconosciuti fino al momento della pubblicazione. Non ci faccio certamente una malattia per questo, ma mi limito a rilevare la singolare serietà scientifica dei due Autori, che omettono di citare la fonte degli inediti, affinché il lettore, col prendere visione degli altri documenti connessi ai primi, non si confonda le idee. Gli è che, valutando nel loro insieme documenti e fatti, emerge chiara la prova che mai Facta pensò a un suo terzo ministero; che anzi respinse energicamente un tale progetto, in quanto il suo unico obiettivo - e questa fu anche la sua debolezza e, diciamolo pure, il suo errore - fu quello di preparare la successione a Giolitti, nella speranza di evitare l'aggravarsi della guerra civile in atto. È esatto che Michele Bianchi in extremis ( e precisamente nella seconda metà di ottobre, e non dai primi di ottobre, come vorrebbe Bertoldi, confondendo probabilmente con le tr,attative Mussolini-Giolitti), al solò scopo di maggiormente intorbidire le acque, e certamente anche per compromettere Facta come erano stati compromessi tutti gli altri numi del liberalismo, gli tese la trappola col proporgli un suo terzo ministero con la partecipazione fascista; ma - vedi caso! - Facta, che non fu per nulla quel « perfetto imbecille, vanitoso e pretenzioso» che descrive Cognasso a pag. 929, a differenza degli altri notabili liberali, non ci cascò. Ecco che cosa scrisse alla moglie il 22 ottobre: « I o sto facendo un lavoro finissimo per sbrogliarmi questa matassa e andarmene ... I o ho ben chiaro nella mente di non andar via se non posso assicurare al Re e al Paese che subito si costituisca un Governo ... Ma spero che Gioanin (Giolitti) combinerà. Io ho fatto, farò l'impossibile perché arrivi a concludere; che dopo ne venga lui, va benissimo, e se potrà continuare coi fascisti, tanto rneglio, sarà il trionfo della mia politica, perché se io avessi sparato sui fascisti, a quest'ora l'Italia sarebbe in fiamme, e non sarebbe mai stato possibile prenderseli insieme. Invece i fascisti (che ogni giorno mi fanno dire che vorrebbero venire con me, e io me ne guardo bene) potranno entrare nella legalità... Io non ho un momento di pace, ma debbo fare di tutto per liberarmi bene, e siccome ho assolutamente voglia e bisogno anche politico di andarmene, puoi pensare come mi faccia ogni giorno carico per cavarmene in modo soddisfacente ... ». · Si sa che codesti approcci furono fatti da Michele Bianchi, segretario del P.N.F.; ora Bianchi, nel rievocare gli eventi che precedettero la presa fascista del potere, accenna a molti colloqui: a Milano con l'allora << prefetto Lusignoli, a Roma con l'on. Camilla Corradini. Io ricordo perfettamente i giuochi di diplomazia politica che in una villa di Roma, fuori Porta S. Pancrazio, 125

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==