LETTERE AL DIRETTORE Il giudizio su Facta Caro Direttore, ora che siamo in pieno cinquantenario della cosiddetta « Marcia su Roma», e che rotocalchi e pubblicazioni varie si stanno adoperando o si apprestano a rievocarla, chi in un rnodo chi nell'altro, spero che Ella vorrà accogliere nella Sua Rivista alcune osservazioni di chi, come lo scrivente, già da dieci anni ebbe a pubblicare un volun1inoso saggio, corredato da numerosi documenti inediti, tratti dall'archivio Facta e dall'Archivio centrale dello Stato. Le osservazioni che mi propongo di fare riguardano la posizione del presidente del Consiglio di allora, Luigi Facta, in quel complesso giuoco di furbizie e di inganni, in cui venne coinvolta tutta la classe dirigente del tempo, da Vittorio Emanuele III a Giolitti, da Nitti a D'Annunzio, da Salandra a Orlando. Mi riferirò specificamente a due recenti pubblicazioni: I Savoia ( Ed. Dall'Oglio) di Francesco Cognasso, e Vittorio Emanuele III ( Ed. UTET) di Silvio Bertoldi. Vi sarebbe anche molto da dire sulla pubblicazione che appare a dispense sulla rivista « Tempo » ( illustr.) di Gian Franco Vené, ma non intendo sottrarLe spazio prezioso per commentare o confutare storie romanzate da appendice. I due Autori su nominati, riprendendo talune _malevole congetture formulate sul comportamento di Luigi Facta e ignorando ( o trascurando) tutta la produzione storiografica successiva, attribuiscono all'allora presidente del Consiglio il segreto intendimento di formare un suo terzo ministero con la partecipazione dei fascisti. Cognasso, per soprammercato, a meglio colorire il suo disprezzo nei confronti di Facta, si lascia andare a un linguaggio polemico e diffamatorio, che qui non interessa se non per controbattere l'affermazione secondo cui Facta sarebbe stato un « avvocatuccio », mentre è vero il contrario: Facta fu un insigne civilista, apprezzato e consultato in tutta Italia. Per parte sua, Cognasso si è fermato alla vecchia memorialistica, e soprattutto alle memorie di Marcello Soleri, il quale, oltre al giudizio negativo su Facta, fondato più su impressioni che su fatti concreti, cade in molte inesattezze, dovute al fatto che compilò il suo scritto ,a Roma durante l'occupazione nazista, senza poter consultare documenti e appunti. Ne venne fuori - per dare un esempio - che egli collocò il banchetto tenuto a Pinerolo in onore di Facta, al 22 ottobre 1922 anziché al 24 settembre, come avvenne in realtà. E Cognasso, senza preoccuparsi di eseguire una banale verifica sui giornali dell'epoca (« La Stampa» del 25 dedicò all'evento un larghissimo spazio) riproduce la notizia tale e quale! Con lo stesso rigore metodologico Co124
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==