Mario Cataudella La nostra attenzione si è rivolta alle comunità albanesi del Pollino 1 , la cui collocazione geografica in un contesto particolare, il Mezzogiorno d'Italia, ne fa un'area di ricerca privilegiata per lo ·studioso. Qui, infatti, i problemi tipici di una minoranza etnica sono mescolati profondamente con quelli di una regione che presenta in tutta evidenza i caratteri propri del sottosviluppo: l'emigrazione massiccia_, la decadenza dei centri, la inadeguatezza o assenza del rinnovamento agricolo, la sporadicità di interventi industriali. L'economia delle comunità albanesi del Pollino è rimasta legata per lungo tempo, e lo è tuttora, anche se in misura ridotta, allo sfruttamento delle risorse agricole e pastorali in un ambiente montano caratterizzato da profondo isolamento rispetto alle principali vie di con1unicazione e di traffico commerciale. Questa fonna di economia e questo stato di enclavement consentì alle popolazioni albanesi di conservare fino all'ultimo dopoguerra pressoché intatti costumi e tradizioni, nonché la lingua d'origine. Le comunità erano immerse in un mondo agricolo-pastorale di cui non si riusciva a vedere la fine. A partire dal 1955, questo mondo viene però sconvolto quasi senza preavviso da vistose modificazioni che ne hanno alterato profondamente la fisionomia. Le cause del fenomeno devono ricercarsi nella polverizzazione della proprietà fondiaria 2 , nella scarsa produttività dei terreni e nella discontinuità spaziale delle unità aziendali, soggette al continuo spezzettamento degli assi ereditari. Una siffatta economia, fondata su basi così labili, non poteva reggere nel contesto di un paese in cui si andavano velocemente potenziando le attività industriali ed accusò i primi micidiali colpi a causa della emigrazione crescente delle giovani generazioni, richiamate nelle aree sviluppate dell'Italia nord-occidentale. Con l'entrata in crisi del settore agricolo, sola ed unica fonte di vita, anche gli altri settori del lavoro subiscono di conseguenza notevoli cambiamenti. Negli otto comuni da noi esaminati, la popolazione attiva passa fra il 1951 ed il 1971 dal 43% al 44%. Ma, nonostante l'incremento percentuale, nello stesso periodo si 1 Le comunità di ongme albanese del Pollino calabrese sono otto. E precisamente: Acquaformosa, Castroreggio, Civita, Firmo, Frascineto, Lungro, Plataci e S. Basile. Cfr. per l'ampia bibliografia sulle comunità albanesi dell'Italia meridionale: ZANCARDI., Le colonie italo-albanesi in Calabria. Storia e demografia (sec. XVXVI), Napoli, Casella, 1941; ed anche NASSEG. N., The Italo-Albanian villages of Southern Italy. National Academy of Sciences, N.R.C., 1964. 2 A tale scopo mi sembra opportuno segnalare che su 23.399 ha di terreno agricolo vi sono 8.250 aziende con una estensione media di 2,7 ha e tra queste ben 5.952 sono quelle che hanno una superficie inferiore ad 1 ha (72% delle ditte). 118
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