Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

Vittorio Barbati mitati, anche se eccezionalmente onerosi. E sono compiti che possono essere svolti solo nel quadro di un'alleanza difensiva che ci garantisca, in modo sufficientemente « credibile», una protezione . adeguata in quei campi nei quali, per la limitatezza delle nostre risorse, non siamo in grado di procurarci da soli tale protezione. Si potrebbe obiettare che tale ragionamento fa ancora parte di una logica dei blocchi e che potrebbe trovare nella « neutralità » un'alternativa a tale logica. Ma questa obiezione ha uno scarso fondamento. Il superamento della logica dei blocchi è senza dubbio auspicabile, ma per ora rimane appunto come un'aspirazione. La pace in Europa, e non solo in Europa, è stata assicurata dal dopoguerra ad oggi proprio dall'equilibrio n1ilitare fra i blocchi. E ciò non è andato soltanto a vantaggio delle nazioni che fanno parte delle due alleanze - 'la NATO ed il Patto di Varsavia - che si fronteggiano nel vecchio continente, ma ha giovato anche alle poche nazioni europee che, spesso attraverso difficoltà non lievi, sono riuscite a restare estranee a tali alleanze. Senza dire che queste nazioni non sono affatto disarmate e qualcuna di esse - come l'armatissima Svezia e l'armatissima Svizzera - dedica alla difesa risorse proporzionalmente molto più elevate di quelle che le dedichiamo noi. Certo, il superamento della logica dei blocchi sarebbe auspicabile. Ma, ragionando realisticamente, bisogna ammettere che esso potrebbe derivare solo dal superamento dell'antitesi ideologica e politica che continua a dividere i due blocchi, superamento che non appare agevole e che, comunque, non potrebbe essere rapido. Nelle condizioni attuali, pertanto, la principale garanzia della pace, o se si preferisce della « coesistenza », continua ad essere costituita dall'equilibrio militare. E non è inopportuno notare che l'accordo sulle armi strategiche, recentemente firmato a Mosca da Nixon e da Breznev, è stato bensì stipulato con lo scopo di non compromettere con una gara indiscriminata l'equilibrio economico delle due superpotenze, ma non si è certo prefisso di alterare un equilibrio militare al quale le stesse superpotenze continuano ad attribuire la massima importanza. La situazione delle nostre Forze armate va perciò considerata in questo quadro. E in questo quadro va considerata la loro capacità di assolvere i compiti di cui si è parlato. Ci limiteremo qui a considerare, nelle grandissime linee, le attuali impostazioni della nostra politica difensiva, per sottolinearne alcune gravi carenze e per prospettare delle possibili soluzioni. 112

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