Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

Argomenti e) difesa interna; d) difesa delle vie marittime di comunicazione. Con questa classificazione indicativa non abbiamo certo voluto stabilire un ordine di priorità: tutti e quattro i compiti indicati sono vitali ed interdipendenti. C'è da aggiungere che, poiché ogni programma difensivo richiede anni per la sua realizzazione, nessuno di essi può essere trascurato nemmeno per un momento. Un allentamento dello sforzo in una qualsiasi direzione (per un'eventuale diminuzione della corrispondente minaccia) potrebbe essere pagato caro se, in seguito ad un improvviso mutamento politico, la minaccia si aggravasse nuovamente. Il punto essenziale - e qui ci riallacciamo a quanto si è detto prima a proposito della necessità di fronteggiare le diverse esigenze tenendo conto dell'equilibrio economico del paese - consiste perciò nel razionalizzare l'impiego delle risorse, al fine di ottenere i migliori risultati con il minimo sforzo possibile. Questo punto tocca direttamente le strutture dell'apparato difensivo ed impone di affrontare diverse difficili scelte. La difesa della frontiera nord-orientale ha lo scopo di impedire la penetrazione di forze che, provenendo dal bassopiano ungherese, potrebbero, dopo aver attraversato il nord della Jugoslavia, investire la Soglia di Gorizia e dilagare poi nella pianura padana. Si tratta di una difesa che può essere condotta soltanto con forze modernamente armate e dotate - per la natura del territorio in cui devono operare e per le prevedibili caratteristiche di un eventuale attaccante - di una forte componente corazzata e meccanizzata, naturalmente sostenuta da una forte aviazione tattica. È difficile valutare oggi l'entità, attuale e potenziale, di questa minaccia, soprattutto considerando che le forze attaccanti dovrebbero attraversare, per giungere ai nostri confini, una fascia di territorio jugoslavo. L'atteggiamento della Jugoslavia, in una eventualità del genere, non può essere ipotizzato con assoluta certezza. Questo paese, che da tempo sta seguendo una linea di indipendenza e di equidistanza fra i blocchi, potrebbe opporre resistenza ad un eventuale invasore, logorandolo ed imponendogli così di esaurire, almeno in parte, la sua spinta offensiva. Ma potrebbe anche non opporre resistenza. Tutte le ipotesi sono possibili, e, d'altra parte, nessuno può oggi prevedere quello che sarà il «dopo-Tito». Certo, 'in un quadro più generale, è auspicabile che si giunga ad una riduzione bilanciata delle forze dei due blocchi che si fron107

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