Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

La politica della difesa di Vittorio Barbati La « politica della difesa » è uno di quegli argomenti di cui in Italia si parla poco. Forse perché se ne sottovaluta l'importanza, o perché, in base ad un generico antimilitarismo, si dimentica che non si può essere inermi in un mondo che purtroppo continua ad essere dominato dalle armi. Pure, per l'entità delle risorse finanziarie che le vengono destinate, per i processi scientifico-tecnologici e produttivi che mette o contribuisce a mettere in moto, e soprattutto per l'influenza che ha o può avere sulle vicende del paese, essa meriterebbe maggiore attenzione sia da parte dei cittadini - che, in ultima analisi, sono chiamati come tali a prestare servizio militare, come elettori a giudicare dei suoi indirizzi e come contribuenti a finanziarla -, sia da parte di coloro che, a vari livelli, hanno fatto della politica - ossia del governo e del controllo della cosa pubblica - la loro professione. · Il termine « difesa » ha un significato fin troppo chiaro, sul quale è inutile insistere: è sufficiente dire che esso va inteso come « sicurezza » esterna ed interna e, quindi come « garanzia » di ordinato sviluppo civile. Anche le sue implicazioni tecniche sono ben definite: la « difesa » richiede semplicemente che si costruisca e si mantenga in efficienza uno strumento militare idoneo a fronteggiare ogni tipo prevedibile di minaccia, e non uno strumento adatto ad intraprendere operazioni offensive su vasta scala. D'altronde, proprio per questi suoi caratteri, la « difesa » deve essere impostata e preparata nel quadro dell'equilibrio economico del paese: la « difesa» è un'attività che ha fra i suoi fini anche la garanzia di tale equilibrio, e sarebbe perciò assurdo voler destinare ad essa risorse che invece potrebbero compron1etterlo. È una questione di dosaggio, di organizzazione e di alleanze. La determinazione dell'entità delle risorse che un paese, senza compromettere il suo equilibrio economico, può destinare alla « difesa », costituisce un problema di tale complessità che non lo si può approfondire 1n un articolo. In linea di massima, si può dire 103

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