Autori vari colo (più o meno stimolato) e dalla parallela razionalizzazione del terziario. Questo almeno è frutto di una decennale esperienza durante la quale, ad un esodo agricolo di circa 2.555.000 unità, ha corrispos·to un aumento di domanda di sole 1.276.000 unità nel complesso delle attività extraagricole. Questa è la prospettiva più realistica cui oggi si possa far riferimento. È perciò necessario individuare delle alternative, delle possibilità di intervento. Questa esigenza il sistema (le forze economiche) la esprimono a vari livelli, in diverso modo sviluppando un insieme di obiettivi, piani di breve o lungo periodo. Un primo meccanismo (tradizionalmente rilevante nel mercato del lavoro italiano) che potrebbe attenuare gli effetti del ristagno occupazionale è certo un più ampio ricorso al1' emigrazione. Non è un rimedio cui ci si possa richiamare ufficialmente; occorre inoltre fare i conti con la congiuntura internazionale e col modificarsi di quel mercato del lavoro che, specie in Europa, sembra decisamente non favorire un più ampio sbocco al lavoro italiano. Un'alternativa (che sembra essere la soluzione di lungo periodo programmato dal « capitale avanzato », soprattutto di quello dell'impresa pubblica) mirerebbe a ricomporre la contraddizione, che ha caratterizzato lo sviluppo dal 1963 in poi, in base alla quale anche il conseguimento del tasso desiderato di crescita del reddito e di un adeguato volume di investimenti, si accompagna ad un sostanziale ristagno dell'occupazione. A tal fine occorrerebbe orientare la ristrutturazione, il rHancio degli investimenti, verso settori di punta, tecnologie avanzate ma, al contempo, capaci di utilizzare molta forza lavoro (il riferimento tipico è· l'elettronica). Il che non ci sembra molto convincente perché non tiene conto che la contraddizione si è sviluppata proprio dalla necessità di risparmiare forza lavoro, il cui costo è s,tato in costante aumento, nonostante l'oggettivo eccesso di offerta sul mercato. Ci sembra inoltre che si sopravalutino nettamente le possibilità di una ristrutturazione così orientata. Alternativa qualitativamente diversa, è invece la lotta che sostengono gli operai per la riduzione generalizzata dell'orario, contro l'inten~ sificazione dei ritmi, i cottimi e gli straordinari. Alternativa la cui efficacia ci sembra si sviluppi soprattutto nel breve periodo, traducendosi in una difesa immediata e (in congiuntura favorevole) in uno stimolo all'espansione dell'occupazione. Contemporaneamente, ponendo ulteriori vin~oli alla razionalità capitalis,tica (diretta espressione del bisogno di competitività sul mercato internazionale) accentua a medio e lungo termine gli stimoli verso un tipo di ristru:Hurazione e qualificazione produttiva risparmiatrice di lavoro; non sfugge essa pure quindi alla contraddizione che caratterizza questa fase dello sviluppo capitalistico. 102
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