Michele Guerrieri di Casanova in diocesi di Penne, ed avendolo i cistercensi abbandonato intorno al 1550 per esere stati i suoi beni assegnati in commenda all'abate Vincenzo Carafa, nel 1578 fu affidato da Gregorio• XIII ai frati minori osservanti, i quali vi portarono la reliquia di un dente di San Matteo e ne mutarono il nome in convento di San Matteo: come resta tuttora. Nel 1782 la commenda badiale, col nuovo titolo di San Marco in Lamis, fu dichiarata di regio patronato e nel 1818 la badia venne sottoposta al governo del vescovo di Manfredonia. Tale, per sommi capi, la vicenda della grandezza e della decadenza dello storico cenobio che ancora impone riverenza per la sua storia illustre e per la sua posizione panoramica alla falde del monte Celano, elevantesi sulla sottostante valle in cui si stende San Marco in Lamis. Di questo centro, che nel 1793 «con regio diploma fu dichiarato città », non sono reperibili documenti storici relativi alla sua origine. Tuttavia si può fondatamente ritenere che la storia di San Marco in Lamis cominci nel VI secolo, epoca in cui i Longobardi subalpini cistercensi fondarono l'attuale convento di San Marco. La leggenda vuole che San Marco in Lamis sia sorta per opera di alcuni pastori nomadi, che, avendo qui rinvenuto gran copia di acqua, ritennero opportuno fissarvi la loro dimora, e sia stata poi ingrandita dagli abitanti dall'antica Arpi; i quali, in seguito alla distruzione della loro città per l'invasione grecomussuln1ana ed alle note persecuzioni dell'imperatore Costante, ritrovarono tra questi monti propizio rifugio. Documenti storici su San Marco in Lamis giacciono, forse ancora oggi, nelle abbazie di Monte Cassino e di Cava dei Tirreni. Cenni storici su San Marco in Lamis si trovano nell'opera del Fraccacreta Teatro topografico, storico, poetico di Capitanata (Napoli 1828-29-34), nella citata opera del Giuliani Storia statistica sulle vicende e condizioni della città di San Marco in Lamis (Bari 1846), nelle opere Memorie storiche di S. Giovanni Rotondo (Foggia 1895), di F. Nardella, Memorie storiche dei conventi dei cappuccini della provincia di S. Angelo (Benevento 1900), di B. Latiano, Nei paesi dell'Arcangelo (Trani 1913) e Lo sperone d'Italia (Roma 1914), di M. Vocino, Il santuario di San Matteo presso San Marco in Lamis, cenni storici ( S. Marco in Lamis 1933), di D. Scaramuzzi, Panorami garganici (Città di Castello 1934), di N. Serena di Lapigio, Unità e brigantaggio (Napoli 1969), di P. Saccio. Quando si pensa, dunque, che a San Marco in Lamis c'era una poteri.te ed antica badia si può ben comprendere come essa costituisse un importante centro d'attività e come quasi tutta la proprietà feudale della zona abbia avuto origini ecclesiastiche per donazioni dei Longobardi e più ancora dei Greci e dei Normanni. Da questi ultimi ebbe poi inizio 96
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