Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Ugo Leone glesi per sostituire i cavalli nel traino dei carrelli (e di qui il termine « cavallo vapore ») -; quando si verificò questo grosso evento, fu « innestata la miccia » per lo scoppio di quella che sarebbe stata chiamata la rivoluzione industriale. È, infatti, proprio in seguito alla possibilità di trasformare in energia meccanica l'energia prodotta dalla combustione della legna e del carbon fossile e, in una fase successiva, degli idrocarburi, che si può cominciare a parlare di società industriale; è tra la seconda metà del XVIII secolo e la prima metà del XIX, che si può far datare l'inizio dell'era industriale ed è da allora che sulla terra cominciarono a delinearsi nettamente i caratteri del paesaggio industriale, simboleggiato dalla cinimiera fumante. Questo periodo, come sottolinea Pierre George 1 , segnò una tappa decisiva nella storia dell'umanità: « la capacità creatrice dell'uomo ne uscì accresciuta in proporzioni enormi, i generi di vita ne furono sconvolti; il livello media di vita si accrebbe rapidamente, i bisogni au1nentarono in conseguenza e non poterono essere soddisfatti che con un'accresciuta mobilizzazione dell'energia assoggettata dall'uomo e dalle materie prime che quella permetteva di elaborare ». Da allora, rileva ancora George, « i combustibili capaci di produrre calore fonte di energia dinamica, divennero la base dell'industria moderna» e i paesi che li possedevano diventarono grosse potenze economiche. Si pensi che nel 1870 la Gran Bretagna forniva, da sola, la metà del carbone e del ferro prodotti nel mondo e che nel 1913 tre soli paesi, Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania, si dividevano 1'82% della produzione di 1.213 milioni di tonnellate di carbone, cioè dell'unica fonte di energia utilizzata per usi industriali. Nello stesso tempo, i paesi mediterranei, « culla della civiltà occidentale», ma privi di tale fonte, sembravano condannati al sottosviluppo economico. Lo sviluppo industriale 1noderno, dunque, diventava sempre più un fatto di pochi paesi. Ha scritto J. F. Gravier: « come le condizioni tecniche precedenti avevano favorito una larga diffusione geografica delle attività industriali, così il regno del carbone, del ferro e della rotaia impone la concentrazione economica a vantaggio di poche zone ristrette» 2 • Ma il carbone, ancora così importante ai primi del '900, doveva essere letteralmente soppiantato da nuove fonti di energia: l'elettricità, il petrolio, il gas naturale. Questo ha completamente rovesciato la ten1 P. GEORGE, Géographie de l'énergie, Paris, Genin, 1950. 2 J. F. GRAVIER, L'aménagement du territoire et l'avenir des· regwns françaises, Paris, Flammarion, 1964 - Trad. it.: La pianificazione territoriale in Francia Padova . . , , Marsilio, 1967. 80

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