Editoriale rimenti congressuali della DC e del PSI potrebbero facilitare o condizionare, non sarebbe assai rneglio guadagnarlo, questo tempo, con un governo a cinque, o con il cosiddetto governo a tre più due, e comunque con un governo a larga base di solidarietà democratica, piuttosto che cercare di guadagnarlo con un governo rnon.ocolore, che, quando le cose andassero male, comporterebbe che tutte le colpe sarebbero addossate ai partiti che ne fossero rimasti fuori per non contaminarsi fra loro, e che, quando le cose andassero bene (un autunno più tranquillo del te1nuto, per esempio), comporterebbe che tutti i 1neriti sarebbero attribuiti alla DC? Questo interrogativo si pone soprattutto ai socialisti. I quali, invece, potrebbero essere propensi a garantire la loro astensione per un governo monocolore; e questa loro astensione provocherebbe anche quella del PRI e del PSDI, perché, se questi partiti votassero contro il monocolore, diventerebbero poi direttamente responsabili di un passaggio al centrismo, la cui fragile consistenza numerica comporta pericoli di contaminazione da destra non sopportabili da partiti di tradizione e vocazione antifascista. D'altra parte, una scelta centrista anticipata rispetto al congresso socialista fino a che punto comprometterebbe l'esito di questo, dal quale pure ci si potrebbe attendere una liquidazione del discusso stile 1nanciniano e una riscossa autonomista? È questo un in.terrogativo fondamentale, la questione delle questioni. Va tenuto presente altresì, che l'ared dell'autonomismo socialista sembra almeno potenzialmente avviata ad un ripopolamento. Ci sono, infatti, tra i demartiniani, coloro che non sottovalutano « i rischi che comporta una crescent~ polarizzazione del quadro politico attorno ai due partiti più grandi ». Così Mariotti che giustamente ritiene « necessaria una diversa collocazione dei due partiti operai, il PSI ed il PCI, se si vuole salvare la democrazia » e perciò invita ad essere più cauti « coloro che, nel tentativo di porre in evidenza il successo elettorale del PSI, confondono il partito con il risultato conseguito dai comunisti, in una unica percentuale del 40 per cento » ( Mancini) e « anche coloro che tendono a recuperare i voti dei gruppuscoli extraparlamentari e del Manifesto » (Lombardi): a recuperarli « non. si sa bene a quale linea politica, anche se per la natura di questi voti la si può intuire ». E se Mariotti si muove nella direzione di un ritorno allo spirito originario dell'autonomismo socialista e quindi del centro-sinistra autosufficiente di legislatura, nella stessa direzione hanno fatto passi significativi sia Giolitti che Lauricella, nzentre nella direzione opposta sembrano volersi rnuovere il solito Bertoldi e forse anche Vittorelli. Il chiarimento socialista dev'essere atteso e, se possibile, sollecitato. Si deve aprire uno spazio reale agli autonomisti. Si deve evitare tutto ciò che
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