Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Tullio d'Aponte ture connesse, fino a configurare ipotesi di conseguente valorizzazione fondiaria di ampie aree, da urbanizzare speculativamente. Ci sarebbe da chiedersi fino a qual punto possa essere vantaggioso per l'iniziativa privata investire i propri capitali in opere portuali; i benefici, come s'è visto, non sarebbero diretti. Dato che i nostri imprenditori non soffrono, certamente, di « crisi d'immaginazione » in materia di operazioni speculative, deve esistere un modo, sostanzialmente lecito, di risolvere il problema dei finanziamenti con l'aiuto dell'Erario. La risposta ce la forniscono alcuni esperti di diritto della navigazione, ma più di tutti gli studiosi di diritto pubblico e di diritto am...'TI.inistrativo che hanno studiato il problema 11 • Il meccanismo sarebbe il seguente: per effetto del dispositivo dell'art. 7 della legge n. 1542 del 1907, lo Stato contribuisce alla spesa per il miglioramento e costruzione dei porti non classificati, nella misura del 50%, in favore dei Comuni o consorzi di Comuni, mentre la Cassa D.P. concede un contributo costante del 4 % ( 5 % per i Comuni del Mezzogiorno) sui mutui per la realizzazione di opere portuali; tutto, sempre che il Ministero dei LL.PP. riconosca il carattere di pubblico interesse e di utilità delle relative progettazioni. Poiché, poi, la gestione del porto turistico non è necessariamente da riservare allo Stato, proprietario del bene demaniale, ma può essere data in concessione a soggetti diversi, non esclusi i privati, con un'operazione neppure molto sofisticata, rimane agevole accollare alla collettività la maggior parte degli oneri della costruzione e lucrare sugli utili della gestione e sui vantaggi che derivano dalla possibile valorizzazione della costa interessata dall'intervento pubblico. Non meraviglia, quindi, come nel generale- discorso sulla valorizzazione e conservazione dell'ambiente costiero, un punto molto delicato sia rappresentato proprio dal problema del porto turistico; e non in quanto fine a se stesso, ma per le non poche implicanze che finisce con l'avere in relazione al generale assetto del territorio litorale e al conseguente tipo di urbanizzazione. Tuttavia, non ci sembra che l'esistenza di tante giustificate preoccupazioni debba servire da schermo per nascondere gli altri termini della questione, i quali, sulla base dei dati che abbiamo potuto esaminare, ci sembrano degni di attenta considerazione. Il caso delle infrastrutture di comunicazione, che pur servendo la politica espansionistica del mercato automobilistico e, quindi, gli inte11 Molto interessante, in proposito, è lo studio condotto per il Conv. Naz. Porti Tur. dal prof. Spagnuolo Vigorita. Cfr. SPAGNUOLO VIGORITAV., Interventi e interessi pubblici e privati nella costruzione e gestione dei porti turistici, in « Atti Conv. Naz. Porti Tur. », Napoli, 1968, pp. 477-482. 76

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