Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Argo,nenti speculazione proprio in quelle zone periferiche che, per la mancanza di situazioni precostituite, offrivano le più an1pie possibilità per interventi medita ti. Non sta a noi individuare i responsabili di questo stato di cose, né decidere se le colpe più gravi siano da addebitare al potere politico o a quello economico. Sta di fatto che, in certi casi, la passività degli organi pubblici si risolve in oggettiva complicità e che ogni abuso, alla lunga, finisce col ritorcersi sulle stesse forze capitalistiche che, provocando il decadimento dei valori paesistici, compromettono ogni possibilità di successiva utilizzazione produttiva di un bene che va facendosi sempre più raro. Le considerazioni che fin qui siamo andati svolgendo traggono origine dalla necessità di avviare un discorso obiettivo intorno ad un modo d'utilizzazione delle coste che, a partire dagli anni Sessanta, ha richiamato l'attenzione degli studiosi, dei .tecnici e degli operatori: il porticciuolo turistico. Considerato che l'ambiente costiero risulta per più motivi oggetto di indiscriminate speculazioni e che in esso gli insediam,enti hanno segnato fino ad oggi una linea di sviluppo antiurbanistica, si pone il problema di verificare fino a qual punto la realizzazione di un sistema portuale turistico rappresenti un ulteriore sfruttamento del litorale nell'interesse di privati, o se, invece, sia ancora possibile operare scelte capaci di armonizzare le esigenze del profitto con l'interesse dell'a collettività. In primo luogo occorre soffermarsi sui due fattori da cui dipende il diporto nautico: la consistenza del parco natanti e la consistenza del sistema portuale idoneo ad ospitare le barche da diporto. La produzione di natanti delle varie categorie oscilla, negli ulti1ni anni, tra le 20.000 e le 25.000 unità annue, con tassi percentuali d'accrescimento che variano tra un minimo del 9% ad un massimo del 16% 2 • Questi dati, ormai sufficientemente consolidati dai risultati pToduttivi dell'ultimo quinquennio 3 esprimono una certa dinamicità della domanda d'imbarcazioni; dinamicità alla quale le aziende italiane tengono dietro adeguando i prodotti al1e tendenze espresse dal mercato. Un fattore particolarmente interessante è cosf tuito dalla constatazione che, nonostante il notevole balzo produttivo, l'incremento del fatturat~ è stato inferiore al 10%. 2 Cfr. MANZI E., Aspetti geografici dell'ind . . it. della nautica da diporto, in « Boll. Soc. G~ogr. It. », 1970, n. 10-12, p. 546. 3 U.C.I.N.A., Relazione del consiglio direttivo all'Ass. Generale dei Soci, Milano, 1970. · 73

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==