Tullio d'A.ponle namento idrico e dell'economicità dei trasporti delle materie prime d'importazione hanno influenzato la localizzazione cost,iera di grandi impianti industriali, si comprende come, nonostante la disponibilità di oltre settemila chilometri di coste, queste abbiano rapidamente assunto la configurazione di « beni economici », in conseguenza della rarefazione degli spazi liberi, utilizzabili per il godimento pubblico. I problemi che sorgono sono difficilmente riconducibili ad uno schema di sintesi. Ci sembra, tuttavia, che il discorso di fondo si svolga intorno a due temi, per giunta in diversi n1odi interagenti: quello urbanistico e quello ecologico. Il discorso urbanistico, coinvolgendo i modi di utilizzazione del territorio costiero, a livello di insediamenti e d'industrializzazione, verte non solo sulla questione del rispetto paesistico degli interventi, ma sulla stessa possibilità di utilizzare ulteriormente, senza comprometterne la sopravvivenza, l'ambiente costiero. Nel,lo stesso senso, le denunce per gli effetti inquinanti degli scarichi industriali e dei liquami non sono motivate soltanto dalle preoccupazioni per l'ambiente naturale, ma esprimono anche il disagio per le conseguenze che sulla stessa economia avrebbe una crisi del settore turistico, legato alla costa in misura preponderante. Quando, nell'estate del 1966, l'ENIT svolse un'indagine turistica tra gli stranieri che si recavano in Italia, oltre il 40% degli intervistati 1 individuò in fatti climatici e balneari le principali attrattive del paesaggio italiano. Nello stesso tempo, risultò che più del 55% dei forestieri aveva quale meta principale del proprio viaggio una località costiera. D'altra parte la percentuale delle presenze turistiche nelle località balneari supera ogni anno abbondantemente il valore del 65 %; anche in questi ultimi anni, nonostante le campagne allarmistiche sull'inquinamento marino (non sempre opportuna1nente condotte), questa percentuale non sembra essersi modificata. Se questi dati di fatto spiegano, da un lato, gli scarsi effetti prodotti dai richiami al buon senso e alla riflessione, dall'altro non giustificano la leggerezza con la quale gli organi pubblici hanno creduto di risolvere i problemi di quello che è il principale patrimonio turistico del paese. Invece di ricorrere a strumenti d'intervento capaci di risolvere all'origine i maggiori problemi, lo Stato ha preferito la facile strada dei provvedimenti amministrativi che, danneggiando unicamente alcuni operatori, hanno praticamente lasciato inalterate le cose. La carenza di strumenti urbanistici istituzionali ha impedito di pianificare l'utilizzazione delle coste, dando via libera alla 1 ENIT, Indagine turistica alle frontiere, a cura del CISER, Roma, 1967 pp. 52-56. 72
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