Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Argomenti gresso dischiuse da tali provvidenze non potranno essere colte, ove manchi un'azione capace di individuare caratteri ed esigenze delle singole situazioni e fornire quelle economie esterne e quei fattori della produzione che nelle singole situazioni si richiedono ... ». Da questa impostazione quel Rapporto traeva, com'è noto, la motivazione della costituzione di enti regionali per l'assistenza allo sviluppo agricolo. Purtroppo, sta per scadere ormai un decennio da quando quelle considerazioni venivano svolte e tutti conoscono la faticosa vicenda attraversata dagli enti di sviluppo in questo periodo, durante il quale le esigenze delle burocrazie del parastato hanno fatto dimenticare il monito che quel Rapporto conteneva: « Gli enti di sviluppo - esso affermava - non devvono essere concepiti come uno strumento destinato a svolgere azioni rigidamente preordinate, ma piuttosto come un sistema dotato di grande elasticità, capace di cogliere le possibilità di progresso che ogni ambiente possiede ... E poiché le insufficienze cui gli enti debbono porre riparo sono più diffuse e più gravi là dove le categorie contadine hanno le maggiori responsabilità imprenditoriali come proprietari e affittuari o come compartecipanti alla gestione agricola, sarà in primo luogo in relazione a tali realtà che gli enti andranno concepiti. Saranno poi la natura e la rilevanza dei singoli problemi che caratterizzeranno da caso a caso le azioni degli enti ». Le citazioni dal Rapporto Saraceno hanno una loro particolare ragione d'essere in questo momento, in cui la crisi dell'agricoltura è anche, e forse soprattutto, una crisi delle istituzioni che operano per l'agricoltura; in particol'are di quelle che sono chiamate a prestarle la gamma di servizi necessari a collegarla con il nuovo mondo esterno che si è venuto così impetuosamente formando. E a questo proposito direi che un efficiente sistema di servizi - compreso quello del finanziamento - non può essere meglio configurato che nella formula dell'ente di sviluppo; di un ente, però, che - a differenza degli attuali - operi nell'interesse dell'intera agricoltura e nel rispetto di quel principio di partecipazione, al quale tutti gli statuti regionali si ispirano; di un ente il cui scopo fonda1nentale sia quello di far crescere una capacità di coesione, al posto dell'attuale frazionismo agricolo, e le cui iniziative non prevarichino ma si accompagnino a quelle che, 1nagari con lentezza ma con migliori garanzie di solidità, vengono nascendo dal basso. Posto su queste basi, l'ente di sviluppo non darebbe luogo, con la sua azione, ad attriti con le altre istituzioni, bensì a collegamenti funzionali. Se questi collega·menti riuscissero a stabilirsi con la comunità montana, la facoltà, che l'art. 4 della nuova legge conferisce alla comunità stessa di dotarsi di un proprio ·ufficio tecnico, potrebbe considerarsi 65

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