Argo111enti si fa cenno dei vantaggi che la Gern1ania ha tratto dalla libera circolazione della mano d'opera. In genere, infatti, si riscontra un atteggiamento opposto: quello di considerare i vantaggi tratti, con l'emigrazione, dal paese che non riesce ad occupare tutta la sua forza di lavoro. Ci si è n1ai chiesti quale è stato l'effettivo contributo della nostra forza di lavoro allo sviluppo degli altri paesi europei? E non è forse questo uno degli argomenti da ricordare in sede di discussione della politica regionale per ottenere un più consistente impegno degli altri paesi nelle nostre regioni? Infine, non siamo del tutto d'accordo con la relazione Giersch sul fatto che le tendenze livellatrici avrebbero continuato ad agire nel Mezzogiorno nonostante il processo di unificazione europea. È una posizione che ci sembra in parte riecheggiare quella secondo cui la Comunità sarebbe rimasta sostanzialmente « neutra » rispetto agli squilibri regionali dell'Italia, e cioè non avrebbe migliorato né peggiorato la situazione. Sostenere questo, significa dimenticare che l'Italia e stata impegnata nello stesso periodo in una politica a favore del Mezzogiorno da11a quale ci si attendeva l'eliminazione degli squilibri. Il processo di unificazione europea potrebbe essere proprio una delle cause che hanno determinato il sostanziale fallimento di tale politica, o la sua trasfonnazione in una politica per il « rallentamento » degli squilibri. La seconda parte della relazione Giersch è dedicata a considerare gli effetti che l'allargan1ento e l'approfondimento della Comunità avranno sul problema degli squilibri regionali. Mentre l'allargamento della Comunità al1'lnghilterra, Irlanda, Danimarca e Norvegia, nonostante il probabile spostamento del centro in direzione nord, dovrebbe avere scarsa influenza sui problemi regionali dell'Italia, assai più gravi saranno gli effetti dei progetti di ulteriore progresso della Comunità, e in particolare di quelli relativi all'unione monetaria. La riduzione delle fasce di oscillazione delle parità monetarie e ]'eventuale esclusione di n1utamenti di parità per il futuro, verrebbero a privare i paesi ìn cui le pressioni dei costi sono più alte, di un fondamentale strumento per neutralizzare lo svantaggio rispetto ai paesi più favoriti: la revisione delle parità. È vero che in una unione monetaria non esistono più problemi di bilancia dei pagamenti, ma ciò avviene perché il processo di adeguamento si sposta verso la rnobilità di capitali e di lavoro. E cioè il paese in cui la pressione dei costi è più alta conosce ben presto fenomeni di disoccupazione che portano le sue forze di lavoro ad emigrare verso i paes_i dove la· pressione dei costi è meno alta, con 59
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==