La forza del dubbio quali il nostro Mezzogiorno deve essere messo nella condizione di cogliere l'occasione europea che oggi gli si offre e che non dev' essere sciupata. E vorremmo che i nostri socialisti sapessero valutare fino a che punto i loro equilibri più avanzati sono compatibili con la saldatura fra concezione meridionalista e concezione europeista dello sviluppo italiano; e se per caso gli equilibri di Mansholt non siano, sul piano dei contenuti, più avanzati di quelli di De Martino, interpretati da Mancini con spavalda tracotanza, sul piano degli schieramenti. Comunque sia, se noi considerian10 le condizioni fissate da Giolitti per la ripresa econo111ica come un punto di riferimento per chiarire i nostri rapporti con i socialisti, ritenia1110 che non meno, e forse anche più delle condizioni di Giolitti, a chiarire i nostri rapporti con i socialisti saranno gli atteggiamenti dei socialisti nei confronti delle condizioni indicate da Mansholt per la coerenza europeista di cui il governo italiano deve dar prova dopo il 7 maggio. Il governo italiano deve potersi presentare con le carte in regola al vertice europeo di Parigi fissato per il prossimo autunno. L'Europa non può limitarsi ad essere un'area di libero scambio. Ora c'è una nuova consapevolezza dell'esigenza di fare l'Europa; c'è una buona disposizione di tutti i governi per cercare nuove strade che adducano all'integrazione economica e politica dell'Europa che si allarga. E per bloccare la tendenza all'isolamento degli Stati Uniti è necessario accelerare i tempi dell'azione europeista. Così come è necessario accelerare questi tempi se non si vuole che il peso politico dell'Europa si riduca ulteriormente sulla scena del mondo, dove altri sono diventati i protagonisti e non più gli Stati nazionali dell'Europa. Le incognite della politica internazionale sono molte e sono serie; e fra queste incognite più che mai incombe sull'Europa quella rappresentata dalla Westpolitik dell'Unione Sovietica. Se dovesse congelarsi la Ostpolitik della Germania federale, quale sarebbe il contraccolpo di questo congelamento sulla Westpolitik dell'Unione Sovietica? Se dopo Tito dovesse disintegrarsi la Federazione jugoslava ai nostri confini orientali, quali sarebbero le occasioni che per la sua Westpolitik l'Unione Sovietica vorrà cercare di ricavarne? Se· dovesse prendere corpo, più di quanto finora non sia avvenuto, la tendenza degli Stati Uniti a ripiegare nell'isolazionjsmo, quale deterioramento ne potrebbe derivare dell'equilibrio politico e strategico del nostro continente? Sono domande eh~ certaménte Nixon si pone nel momento in 53
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