La forza del dubbio mento dei consumi sociali più intensi e più rapidi di quanto non si realizzino l'espansione ed il miglioramento dei consumi individuali e con uno sforzo più impegnativo nel Sud, dove le infrastrutture civili risultano da sempre assai meno consistenti e diffuse di quanto non lo siano nel Nord. Nei quattro anni che sono trascorsi, da questi obbiettivi ci siamo allontanati. Noi repubblicani avevamo percepito il pericolo di questo allontanamento che oggi è diventato constatabile da tutti, anche da chi aveva considerato fastidiosi e petulanti i nostri ammonimenti; quando il pericolo era già percepibile ma non ancora constatabile. E naturalmente, a fare le spese della politica incoerente che non ha tenuto conto dei nostri ammonimenti, è stato soprattutto il Mezzogiorno, dove l'industrializzazione si è fermata e rischia di regredire. Noi riproponiamo ora i tre obbiettivi che avevamo proposto nella campagna elettorale del 1968. Non possono sussistere perplessità per quanto riguarda la caratura meridionalistica del nostro programma, che punta alla ripresa economica e in pari tempo ad una migliore qualificazione dello sviluppo economico; intesa, questa migliore qualificazione, nel senso che tutte le decisioni devono essere verificate in virtù della loro coerenza rispetto all'impegno di correggere lo squilibrio fra le due I talie, che è lo squilibrio dal quale derivano tutti gli altri. . Questa è la concezione meridionalista dello sviluppo italiano cui si ispira il programma repubblicano di ripresa dello sviluppo economico e di migliore qualificazione sociale e civile dello sviluppo economico; nella consapevolezza, però, che non sarebbe possibile l'una e non sarebbe possibile l'altra, se il sistema economico dovesse indebolirsi e subire degenerazioni ulteriori di tipo burocratìco-parassitario. Quando queste degenerazioni dovessero diventare irrimediabili - e stiamo già rischiando che lo diventino -, allora l'Italia non potrebbe riuscire a fare nel Mezzogiorno più di quanto non sia riuscita a fare la Jugoslavia nella Macedonia e nel Montenegro: imprese mal nate e mal cresciute che si sono dovute chiudere o che sopravvivono a stento, grazie a costose sovvenzioni pubbliche. Mi diceva Enzo Bettiza che autorevoli giornalisti jugoslavi gliavevano manifestato le loro preoccupazioni per la tendenza di certi nostri ambienti socialisti a non contrastare, ed anzi a provocare, certe degenerazioni burocratico-parassitarie, del tipo di quelle che affliggono la· Jugoslavia e la paralizzano, con particolare riguardo all'esigenza, che pure gli jugoslavi avvertono, di promuovere lo svi51
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