Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Francesco Cornpagna bero dovuto ricordare una lettera di Giacomo Matteotti a Filippo Turati: una lettera che noi abbiamo ben presente nella nostra memoria storica. Nel 1923, un anno prima di essere· assassinato dai fascisti, Matteotti scriveva a Turati che il fascismo aveva buon gioco perché il movimento operaio si era screditato con l'eccesso degli scioperi che aveva promosso specialmente nei servizi pubblici. E del resto proprio il destinatario di questa lettera, Filippo Turati, aveva già scritto nel 1910 che « l'ignoranza degli elementi dell'economia generò nel mondo operaio la rosolia degli scioperi e le seguaci anemie »; e che « l'orgia » degli scioperi generali politici riattizzava le « sopite velleità reazionarie ». Sono parole di Turati e a queste sue parole si riferiva Matteotti nel 1923. Ecco: la rosolia degli scioperi che si è lasciata incrudelire nei servizi pubblici, e l'orgia degli scioperi generali politici, degli scioperi a singhiozzo e a scacchiera, hanno riattizzato anche oggi le sopite velleità reazionarie. E i fascisti, facendo ricorso a talune finzioni tattiche, cercano ora di catturare gli stati d'animo di insicurezza, di insoddisfazione, di irritazione che gli errori commessi dai partiti democratici sono venuti alimentando. È certamente deplorevole che i socialisti nostri contemporanei non abbiano memoria delle riflessioni cui erano approdati ai loro tempi e Turati e Matteotti e non abbiano memoria del fallimento in cui è naufragato il massimalismo del primo dopoguerra. Quanto ai democristiani di sinistra, non sono riusciti ad essere più laici dei democristiani centristi; preoccµpandosi di essere più sociali, sono arretrati nel populismo e hanno abbandonato le posizioni di controllo democratico, di spinta democratica, di coerenza democratica che avevano tenuto - che specialmente la sinistra di «base» aveva tenuto - prima del '68. D'altra parte, se gli errori di comportamento politico dei socialisti e delle sinistre democristiane hanno riaperto uno spazio elet~ tarale e politico all'estrema destra, ai fascisti neri e veri, e hanno riattizzato le sopite velleità reazionarie, è più che mai necessario adoperarsi ora per chiudere quello spazio e per spegnere queste velleità. Si tratta, per le forze di vocazione democratica, di fare anche l'autocritica e di non commettere altri errori di valutazione e di comportamento. Ma si tratta anzitutto, per gli elettori, di non concedere credito elettorale e poli tic o a forze di vocazione sovversiva e non democratica. Altrimenti l'Italia rischierebbe di essere ingovernabile. Altrimenti potremmo essere estron1essi dall'Europa che si allarga. Altrimenti non potremmo uscire dalla confusione di 46

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