Vittorio Barbati Nei rapporti fra una potenza non atomica ed una potenza atomica, quest'ultima può sfruttare il suo arsenale nucleare come un mezzo di pressione politica di peso senza dubbio rilevante. Tale possibilità, però, viene ridotta sia in senso generale dall'equilibrio che si è stabilito nel mondo - per i rischi di incontrollabile allargamento che ogni iniziativa del genere può presentare -, sia in senso più specifico quando la potenza non atomica fa parte di un'alleanza della quale fa parte anche una potenza dotata di un arsenale aton1ico « credibile » ( ossia proporzionato all'entità del]a minaccia). Il possesso di un armamento nucleare, quindi, diviene non tanto un mezzo per effettuare un certo tipo di pressione quanto un mezzo per resistere a tale tipo di pressione. Se si considerano le cose sotto questo profilo, appare chiaro che il tipo di arsenale di cui una potenza può avere interesse a dotarsi va valutato in rapporto a molti fattori geo-politici e geo-strategici, che determinano soluzioni diverse di volta in volta. Per chiarire questo punto, senza entrare in una disquisizione tecnica che ci porterebbe troppo oltre, basta dire che, per bilanciare, ad esempio, la possibile minaccia nucleare dell'URSS, né l'Europa occidentale, né il Giappone, né la Cina avrebbero bisogno di armi a raggio intercontinentale; per mantenere il loro equilibrio, invece, sia gli Stati Uniti che l'Unione Sovietica hanno bisogno di tali armi, che viceversa, soprattutto alla seconda, non sarebbero necessarie se essa dovesse soltanto neutralizzare eventuali minacce europee o asiatiche. Naturalmente, i problemi non sono così semplici, perché ogni equilibrio atomico è legato sia alle possibilità offensive, o alle possibilità di ritorsione, che al grado di vulnerabilità dei potenziali antagonisti. Comunque, nelle grandi linee, questi sono i termini essenziali di cui bisogna tenere conto. Ora, appare chiaro che, per mantenere i caratteri fondamentali del loro equilibrio senza perdere la superiorità acquisita nei confronti di tutti gli altri paesi -- con i quali, al massimo, potrebbero stabilirsi altre situazioni di « stallo », simili a quella che già caratterizza i rapporti USA-URSS, forse addirittura capaci di conferire una maggiore stabilità ad un equilibrio globale nel qua]e oggi agiscono spesso fattori « di riflesso » - le due superpotenze potrebber9 benissimo invertire la direzione di marcia fin qui seguita, per dare inizio al ridimensionamento parallelo dei loro arsenali strategici, prima che questi, compromettendo la loro stabilità economica, finiscano col ridurre se non addirittura con l'annullare, il loro margine di manovra in campo internazionale. Viceversa, esse 38
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