Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Girolanio Col roneo ispide, controverse, quelle figure che forse il mondo di Francesco De Sanctis non poteva recepire. Non è quindi un processo sconvolgente che mette in crisi la maniera con cui sinora ci si è accostati alla storia della cultura, visto poi che lo accetta, alla resa dei conti, quello stesso Manganelli che respinge lo stesso modo di essere della storia letteraria come tale. Esso conferma invece un dato costante: anche De Sanctis rimescolava le carte nei confronti di quelli che erano stati il gusto e la tendenza del Settecento europeo. Oggi forse (ma questa è una vecchia operazione: l'aveva già iniziata la scuola filologico-positivistica, quella che Petrocchi ha definito « vallardiana », dei Novati, dei Rossi, dei Flamini; e l'aveva portata avanti, da altra prospettiva, quel desanctisiano del Croce scoprendo e rilanciando tutta una serie di autori « minori ») oggi forse, dicevamo, le carte lasciate da Francesco De Sanctis stanno per essere rimescolate del tutto. Nessuno si sogna neppure di dire che ciò sia un male: solo che per vederlo veramente dobbiamo restare en attendant un nuovo De Sanctis (che speriamo non si faccia attendere alla maniera del Godot di Samuel Beck.ett ). GIROLAMO COTRONEO 22

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