Il giacobinismo culturale stendo lo stesso concetto di storia letteraria. Replicando a un'affermazione di Giorgio Petrocchi, il quale giustamente osservava che pur se oggi « non è assolutamente indispensabile scrivere una storia della letteratura italiana, però è indispensabile pensare in funzione di una storia letteraria, osservare ogni determinato fenomeno in un quadro storico », Manganelli ha dichiarato di non accettare, per entrare nella letteratura italiana, né i binari desanctisiani, né, in generale, un binario « storiografico », ma di preferire un « labirinto » attraverso il quale passare « da uno scrittore a un altro, da un libro in un altro, attraverso aditi, porticine, passaggi che si cancellano appena percorsi, in una situazione estremamente fantasiosa ed irregolare ». A parte il fatto che di solito nei « labirinti » ci si perde, tranne che non si possieda il filo di Arianna (in questo caso il « binario storiografico », non importa se desanctisiano o di qual• siasi altra ispirazione), il discorso di Manganelli presenta un limite che appare fin troppo evidente. In un testo di Borges si parla di « una certa enciclopedia ci• nese » in cui sta scritto che « gli animali si dividono in: a) apparte• nenti all'Imperatore; b) imbalsamati; e) addomesticati; d) maialini di latte; e) sirene; f) favolosi; g) cani in libertà; h) inclusi nella presente classificazione; i) che si agitano follemente j) innumerevoli; k) disegnati con un pennello finissimo di peli di cammello; l) et caetera; m) che fanno l'amore; n) che da lontano sembrano mosche». Questa tassonomia può anche fare sorridere, ma rivela un modo di pensare assolutamente differente dal nostro. L'autore di Evaristo Carriego non traeva da essa conseguenze di conto; le ha tratte invece Michel Foucault, il quale ha impostato il proprio strutturalismo filosofico sul problema della impossibilità (per noi) di pensare certe cose o pensarle in un certo modo. Ora, Giorgio Manganelli, a nostro avviso, fa proprio questo tipo di discorso: noi pensiamo la letteratura attraverso certe categorie elaborate dalla nostra tradizione culturale (in particolare la categoria della « continuità »); occorre pertanto - per avere una prospettiva completamente nuova - ·rifiutare queste stesse categorie e pensare la storia letteraria con altre e diverse (in particolare, come sembra dimostrare quanto prima gli abbiamo sentito dire, proprio quella foucaultiana della « discontinuità»). Che questa operazione sia intellettualistica ci pare fuori di ogni dubbio; accettare la « discontinuità » (il labirinto, gli aditi, le porticine, i passaggi che- si cancellano appena percorsi) significa togliere dagli studi letterari il problema delle influenze, dei rapporti reciproci, delle dipendenze 19
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