Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Girolamo Cotroneo nismo culturale, quella gratuita iconoclastia fondata sul puro gusto di fare delle affermazioni paradossali e il cui fondamento critico si rivela spesso, alla prova dei fatti, del tutto inesistente. Si prenda ad esempio l'ultimo libro di quel mediocre quanto incensato storico che è Denis Mack Smith su Vittorio Emanuele secondo, per avere la prova lampante di quanto spesso il discorso « demistificante » sia sommario e superficiale, perché, se veramente uomini come Cavour, come Rattazzi, come Ricasoli, con1e lo stesso Vittorio Emanuele fossero stati così mediocri e moralmente e politicamente sprovveduti come Mack Smith li dipinge, viene davvero da chiedersi a opera di quale santo protettore sia stata compiuta e mantenuta l'unità del nostro paese. La verità è che il discorso demitizzante non può essere elaborato a freddo per compiere un'operazione poco più che commerciale. Esso dovrebbe nascere da spinte etiche sollecitate dall'esigenza di chiarire un problema storico alla luce dell'esperienza presente, e in questo caso ben altro è il valore che verrebbe ad assumere. Per restare nell'ambito del Risorgimento, l'interpretazione che di esso ha dato Gramsci, o quella del Romeo di Risorgimento e capitalismo, ha fatto crollare, da due diversi e opposti punti di vista, tutta l'interpretazione agiografica che il fascismo ne aveva dato. È stata certo una salutare demistificazione, ma affondava le radici in precise esigenze etico-politiche e si trasformava in politica attuale. Tutto ciò è fin troppo ovvio per meritare che se ne parli più a lungo. Se infatti c'è un'operazione culturale. che oggi meriti di essere avviata, è proprio quella di « demistificare la demistificazione », chiarendo una volta per tutte l'inconsistenza che presenta quando la si vuole fare passare per opera rivoluzionaria. Perché essa o è una normale operazione di revisione critica, o una improduttiva forma di giacobinismo culturale che spara alla cieca contro tutto e contro tutti, senza neanche quel sapido umorismo con cui Voltaire, padre di questo tipo di letteratura critica, sapeva condire i propri scritti. Ma torniamo al discorso sulla letteratura italiana quale è stato affrontato nel dibattito da cui abbian10 preso le mosse. Di qui viene fuori un modo tutto particolare di intendere il passato, soprattutto per _merito (o demerito, se si preferisce) di Giorgio Manganelli, il quale si impegna nella sua attività di iconoclasta con un furore degno dei tempi di Leone terzo Isaurico. Il discorso dell'autore dell'Hilarotragoedia, infatti, va bene al di là della revisione critica dei giudizi fondamentali sulla storia della letteratura italiana, inve18

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