Il giacobinismo culturale di Girolamo Cotroneo La presente fase della nostra cultura appare certamente più critica che creativa, nel senso che è più ricca di metodologie, di indicazioui programmatiche, di lavori sperimentali, che non di nuovi e definitivi prodotti letterari o filosofici. Saremmo insomma - anche se si tratta di una generalizzazione che va presa soltanto come tale - in un'età paragonabile a quella alessandrina, ricca di poetiche, ma povera di poesia. Naturalmente il ripensamento critico è sempre un momento di rilievo. Le metodologie, i programmi sperimentali, hanno un'importanza cospicua nella storia della cultura, anche se, di solito, i grandi capolavori si attengono ben poco alle indicazioni programmatiche che li hanno cronologicamente preceduti (a quale indicazione metodologica si attenne, ad esempio, Joyce nello scrivere l'Ulisse?), costituendo invece essi stessi la fonte delle nuove teoriche, oltre che della produzione successiva (per restare a Joyce, nessuna « teoria del ron1anzo » ha condizionato il romanzo stesso quanto l'Ulisse). Comunque sia, la fase « critica » non è meno importante, nell'economia di una cultura, di quella « creativa »; a patto, ovviamente, che si intenda la distinzione e non si confonda l'una con l'altra. Per tornare alla nostra epoca, la fase « critica » che essa attraversa assume talora un carattere di presunzione che rischia di vanificare tutto il lavoro; la parola che più spesso ricorre nella non sempre chiara tern1inologia della « nuova critica » è infatti un brutto neologismo, ormai entrato a fare parte del linguaggio corrente: « demistificazione ». È stato detto, e non da ora, che spesso le parole servono all'uomo per nascondere le cose: proprio dicendo che « la lengua le sirve para n1entir·, inventar lo que no hay y confundirse », il « perro Orfeo », di cui parla Miguel de Unamuno, tesseva l'elogio di Augusto Perez, il « su amo muerto »; ma non sempre è· stato detto con altrettanta chiarezza che· spesso con parole nuove si indicano operazioni vecchie. Il perché è evidente: inventando o coniando un nuovo termine, meglio ancora se quasi incomprensibile, si riesce a dare ai meno provveduti l'impressione che sia nuova e originale anche l'opera~ione con· esso indicata. 15
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