Michele Guerrieri 2.000 in Sud Africa; anche il flusso dell'emigrazione interna è notevole, specialmente verso Torino, Milano, Ron1a e Foggia. La popolazione cittadina ha subìto le seguenti variazioni: 1814 == 13.500; 1854 == 16.100; 1861 == 16.300; 1901 == 17.530; 1911 = 18.235; 1921 == 18.000; 1936 == 19.240; 1951 == 21.790; 1961 == 19.015; 1971 == 16.160. In un secolo, dunque, la popolazione residente è· aumentata di poco più di 5.000 unità e tende costantemente a regredire. La popolazione attiva è costituita da 8.635 persone, di cui 6.155 dedite all'agricoltura, 950 all'industria estrattiva o manifatturiera, 588 alle costruzioni e impianti, 106 ai trasporti, 462 al commercio, 22 al credito e assicurazioni, 354 alla pubblica amministrazione, 44 alle libere professioni. In rapporto all'istruzione la popolazione è così suddivisa: analfabeti 1.642, alfabeti privi di titolo di studio 3.543, forniti di titolo di studio di scuola elementare 8.335, di scuola media inferiore 588, di scuola media superiore 353, di università 82. La superficie territoriale comunale è di ha. 23.356, la densità abitanti-kmq. di 93. Il totale delle famiglie residenti è di 4.370. Le famiglie borghesi non sono molte; alcune assai ricche, massimamente di proprietà terriera; il resto della ricchezza è frazionato tra una borghesia minuta e fluttuante. L'usura grande e piccola non manca, come non manca il credito bancario, ma chi non gode fiducia per questo deve necessariamente ricorrere all'altra. Le condizioni del proletariato sono molto disagiate; la disoccupazione è stagionale dato il carattere agricolo della zona. Il Soccio, in Unità e brigantaggio rileva: -« Anche se mutate le condjzioni socio econon1iche, di là da condizioni storiche contingenti, perinane nella gente dei campi una sanguinosa lotta più che millenaria tra coltivatori di campi ed allevatori di a:rmenti: ricerca di spazio vitale per il grano o per il pascolo. Nei remotissimi tempi, con la scoperta del prezioso triticum per l'alimentazione umana, fin dalle civiltà protostoriche subappenniniçhe e daune, ebbe inizio una lotta ancestrale tra il contadino e il pastore. Il primo spinse il secondo dalla pianura ai monti, dal Tavoliere al Gargano; il secondo quasi scomparve o ebbe una zona ristrettissima almeno nella parte occidentale garganica che ci interessa. Infatti, qui nonostante la ferrea legge aragonese sulla mena delle pecore, i contadini ebbero il sopravvento specie negli ultimi tre secoli, tanto che nel triangolo San Marco - S. Nicandro - Apricena di bosco o di foresta non era rimasto che il nome. Stanno ad attestarlo le numerosissime casette rurali, a breve distanza tra loro e ora in gran parte abbandonate». Nell'ultimo decennio l'abbandono dei campi è diventato un vero e propno esodo a causa della crisi agricola e del fenomeno dell'abigeato. 102
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